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Regina Coeli, 35enne caduto in depressione si toglie la vita: “Vogliamo la verità”

La Procura di Roma ha avviato le indagini e chiesto l’autopsia, oltre all’esame tossicologico. Il ragazzo era già stato spostato più volte tra i reparti del carcere. “Se le condizioni psichiche erano compromesse”, si interrogano i legali della famiglia del detenuto, “perché non è stata disposta la sorveglianza a vista?”.
A cura di Alessandro Rosi
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Non si dà pace la famiglia del ragazzo di 35 anni che nei giorni scorsi si è tolto la vita nel carcere di Regina Coeli. E ora il pm Maria Rosaria Guglielmi ha aperto un'indagine per capire se quella morte si poteva evitare. I risultati dell'autopsia arriveranno a breve, mentre gli esami tossicologici chiesti dai legali della famiglia del detenuto sono stati appena autorizzati. L'esito permetterà di ricostruire meglio quando accaduto. "Vanno chiarite le circostanze, che riteniamo sospette, in cui è avvenuto il suicidio", spiegano i penalisti della famiglia Fabrizio Consiglio ed Eugenio Salvatore Daidone. "Il giovane era caduto in un forte stato depressivo dopo aver denunciato, ai propri cari, le continue violenze subite all'interno del casa circondariale".

Il carcere era a conoscenza delle difficoltà del detenuto. "Più volte e probabilmente per questi motivi, il ragazzo era stato spostato nei vari reparti del carcere di Regina Coeli. Se le condizioni psichiche erano compromesse perché non è stata disposta la sorveglianza a vista? Faremo tutto il possibile – continuano – per chiarire la vicenda. La famiglia chiede verità".

Sono 12 i detenuti a Regina Coeli che aspettano di essere trasferiti in una Rems

Se il 35enne che si è suicidato nei giorni scorsi dovesse essere o meno trasferito in una Rems, strutture che accolgono detenuti con disturbi mentali, lo appurerà la magistratura. Ma la situazione nel carcere di Roma resta complicata. "Ad oggi sono 12 le persone detenute a Regina Coeli in lista di attesa per un posto in Rems", scrive su Facebook Gabriella Stramaccioni, garante delle persone private della libertà di Roma. "Sono persone che presentano forti problematicità. Rischiano di rimanere in questa situazione per un lungo tempo, visto che mancano i posti e non si stanno cercando alternative". Il garante poi prosegue: "Ribadisco la necessità di un tavolo di coordinamento regionale che affronti la questione delle liste di attesa e della individuazione di strutture di cure adeguate".

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