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Pugni chiusi alla camera ardente di Mario Fiorentini. Il figlio: “Morto l’ultimo grande partigiano”

Mario Fiorentini, storico comandante del Gap ‘Antonio Gramsci’, è morto a Roma all’età di 103 anni. Ad accogliere il feretro in Campidoglio il sindaco Gualtieri e il presidente dell’Anpi provinciale di Roma, Fabrizio De Santis.
A cura di Natascia Grbic
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Pugni chiusi, rose rosse e bandiere dell'Anpi: si è aperta questa mattina in Campidoglio la camera ardente di Mario Fiorentini, partigiano storico comandante del Gap ‘Antonio Gramsci' morto a Roma all'età di 103 anni. Sul feretro, avvolto nella bandiera dell'Anpi, una rosa rossa e una foto che ritrae Fiorentini con la moglie Lucia, anche lei partigiana conosciuta negli anni della Resistenza. Tra le corone depositate, quella della presidenza del Consiglio e dell'Anpi.

"Oggi onoriamo una persona straordinaria, un grande italiano, un patriota e un grande democratico – ha dichiarato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che ha accolto il feretro in Campidoglio – Un partigiano coraggioso che con la sua lotta per la libertà e la democrazia ha dato grande valore al riscatto civile e morale dell'Italia dopo la barbarie del fascismo e del nazismo, le leggi razziali e la guerra dichiarata da Hitler e Mussolini. È a partigiani come lui che noi dobbiamo la nostra libertà".

"L'Italia grazie a loro ha potuto poi percorrere la strada della Costituzione e del progresso civile e sociale – ha continuato il sindaco – È stata una persona di particolare valore, non solo per il coraggio e l'abnegazione con cui si è battuto nella Resistenza, come a Porta San Paolo o in altre azioni militari importantissime e rischiosissime, come quando si fece paracadutare al nord dopo la liberazione di Roma, rischiando la vita, ma anche per quello che ha fatto dopo. Il suo impegno per la matematica e nelle scuole, a livello universitario con il suo lavoro che ha continuato a fare fino a pochissimi anni fa. Ci mancherà molto. Anche per questo Roma e i romani gli rendono omaggio".

"Mio padre e stato l'ultimo dei grandi partigiani – le parole del figlio Giancarlo – Divenne comandante a 25 anni: ha compiuto molte azioni, come quando assaltò da solo il carcere di Regina Coeli. Partigiani di quel valore purtroppo ne sono rimasti pochi. Lui ha dato molto nella sua vita, come partigiano ma anche insegnando la matematica, la sua grande passione nell'età della maturità. Era un uomo con un grande senso del dovere che mi ha trasmesso i valori dell'onestà e dell'impegno del lavoro".

A ricordarlo, anche il presidente dell'Anpi provinciale di Roma, Fabrizio De Santis. "Lunedì gli ho chiesto come stai? E lui mi ha risposto benissimo. Ha affrontato con lucidità anche l'ultimo minuto. I ricordi con lui sono tanti, dal palco del 25 aprile quest'anno a quando qui in Campidoglio ricevette una delle ultime medaglie. Disse: ‘a chi la date questa medaglia? A un avanzo di galera? Io sono fuggito da quattro carceri nazi fasciste'. Volle ricordare 75 anni di fedeltà al partito comunista. Mario è stato un personaggio incredibile, disse che la matematica è più importante della resistenza, perché la Resistenza è la pagina più bella della nostra storia, ma poi lui si è impegnato tutta la vita per l'attuazione dei valori, ma anche per il progresso umano e scientifico".

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