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Morte Cranio Randagio, condannati gli amici. Giudici: “Sleali e omertosi, hanno ostacolato indagini”

Sono uscite le motivazioni della sentenza che ha condannato a due anni di reclusione gli amici di Cranio Randagio, il rapper morto nel 2016 a una festa a causa di un’overdose.
A cura di Natascia Grbic
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"Non può non tratteggiarsi la profonda slealtà di entrambi gli imputati che si è manifestata non solo nell'immediatezza del drammatico evento laddove si sono adoperati per omettere, nel corso delle dichiarazioni rese agli operanti di polizia giudiziaria, snodi fondamentali nella descrizione dei fatti". Questo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui i giudici hanno condannato a due anni e mezzo Pierfrancesco Bonolis e Jaime Garcia De Vincentiis, accusati di favoreggiamento nell'ambito del processo per la morte di Cranio Randagio.

Il ragazzo, rapper diventato famoso dopo la sua partecipazione a X Factor, è deceduto nel 2016 dopo una festa in un appartamento alla Balduina. Vittorio Bos Andrei, questo il suo nome all'anagrafe, si è sentito male dopo aver assunto un grosso quantitativo di droga, che lo ha portato ad avere un arresto cardiaco. Due suoi amici sono stati accusati di favoreggiamento: per l'accusa hanno cercato di nascondere non solo il contesto nel quale si è svolta la festa, negando la presenza di droga, ma anche il pusher che ha effettivamente portato le sostanze.

Per i giudici, i due ragazzi avrebbero mentito per coprire un altro amico (assolto), accusato di aver portato droga alla festa. E avrebbero cercato in tutti i modi di ostacolare le indagini, ritrattando diverse volte le loro versioni dei fatti e dicendo a più riprese che la droga era stata portata da Vittorio quella sera, e che solo lui ne aveva fatto uso. Il giudice ha inoltre rimandato gli atti al pubblico ministero per "svolgere ulteriori approfondimenti investigativi".

Nella sentenza si sottolinea come i due ragazzi "anche successivamente, essendo venuti a conoscenza del contenuto delle indagini e dunque delle intercettazioni delle celle telefoniche e dei vari sms, hanno per così dire fatto retromarcia su alcune circostanze emerse pacificamente. Hanno, dunque, ribadito la propria estraneità ai fatti la cui ricostruzione è avvenuta, purtroppo, inaudita altera parte, essendo il Vittorio deceduto e, dunque, in assenza della sua versione dei fatti, cercando di avvalersi di un piano di sviamento conoscitivo che è stato diretto sicuramente a depistare le indagini e a nascondere la verità agli stretti interessati e all'autorità giudiziaria".

I giudici spiegano che Bonolis prima ha negato che alla festa girassero droghe pesanti, sostenendo che vi fosse solo marijuana e di non aver visto nessuno che faceva uso di metanfetamina. Poi il ragazzo ha cambiato versione, dicendo di averla presa anche lui ma che era stata portata proprio da Vittorio.

"Tali dichiarazioni – si legge nella sentenza – risultano smentite dalla complessa istruttoria dibattimentale in cui, con non poca difficoltà, è emerso un contesto condito da alcool e droga leggera durante la prima parte della serata e dal consumo di droghe pesanti durante il secondo tempo della serata".

Il secondo ragazzo condannato invece, "sentito più volte nel corso delle indagini, ha alterato il contesto fattuale negando la circostanza che vi fosse stata cessione e assunzione di droghe pesanti alla festa, ha negato di aver partecipato all'incontro di Andrei con lo spacciatore e ha assunto un atteggiamento reticente che ha ostacolato il reale accertamento dei fatti".

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