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Le carceri minorili si riempiono, ma andrebbero chiuse: iniziamo con Casal del Marmo a Roma

I reati commessi dai minori diminuiscono, ma aumenta la popolazione nei penitenziari minorili oramai sovraffollate come effetto del Decreto Caivano del Governo. E come nelle carceri dei “grandi” anche qua scoppiano le rivolte. Viaggio dentro e intorno al carcere di Casal del Marmo a Roma, con una domanda in testa: ma perché non chiuderlo una volta per tutte?
A cura di Valerio Renzi
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Nel carcere minorile di Casal del Marmo le rivolte dei detenuti sono ormai all'ordine del giorno. L'ondata di proteste che ha coinvolto i penitenziari negli scorsi mesi ha coinvolto anche le prigioni dove si trovano i minorenni. Dipinti come realtà quasi idilliache, in realtà anche le carceri minorili sono luoghi di sofferenza ed esclusione, ma anche violenza come è venuto alla luce dall'inchiesta che ha coinvolto il Beccaria di Milano. Lo scorso aprile 13 agenti della penitenziaria sono stati arrestati con l'accusa di aver picchiato e torturato i ragazzi detenuti: cinghiate sui genitali, detenuti presi a bastonate mentre erano ammanettati, violenze e abusi sistematici e continui tollerati e coperti dall'istituzione carceraria.

La giornalista di Fanpage.it Simona Berterame ha incontrato Alberto (il nome è di fantasia), un ragazzo che è appena uscito da Casal del Marmo, che ha raccontato ai nostri microfoni com'è vivere nel carcere di Casal del Marmo, ma anche perché esplodono le rivolte. Anche se è più permeabile all'esterno di altri sistemi carcerari, anche le prigioni per minori, spesso è difficile capire perché avvengono alcuni eventi e la cronaca dei fatti. Alberto ci ha raccontato che ha dovuto impedire a un suo compagno di cella di impiccarsi durante una delle ultime rivolte, e anche delle ragioni della loro esplosione: come per le carceri dei grandi la principale è il "sovraffollamento", e la mancanza di personale che porta a ridurre gli spazi di libertà fuori dalle celle e le attività alternative.

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Con l'approvazione del cosiddetto Decreto Caivano del governo Meloni, abbiamo assistito a un sensibile aumento della popolazione nelle carceri minorili inasprendo le pene detentive e quindi il ricorso alla custodia cautelare. Il paradosso è che aumentano i minori in carcere, ma diminuiscono i reati commessi da minori. Nel suo ultimo Rapporto sulle stato delle carceri in Italia, l'associazione Antigone ha sottolineato come gli ingressi stiano aumentando in luoghi come Casal del Marmo in modo regolare, tanto da modificare la stessa natura di questo tipo d'istituto. "Continuando con questi ritmi si rischia di perdere quella specificità positiva del sistema della giustizia penale minorile nel nostro paese che lo aveva reso un modello per l’intera Europa, ovvero la sua capacità di rendere residuale la risposta carceraria puntando piuttosto su un approccio di tipo educativo codificato nel codice di procedura penale minorile del 1988", si legge nel rapporto. Ovviamente poi a un aumento delle presenze, già criticabile, non corrisponde un aumento del personale e un potenziamento di attività e possibilità per i giovanissimi detenuti.

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E una parte del problema lo tocchiamo con mano quando Gabriel Bernard porta le telecamere di Fanpage.it nella falegnameria dell'associazione ARPJTETTO, che da due anni segue i detenuti di Casal del Marmo per insegnargli a muoversi tra seghe circolari, colla, chiodi e mobili da fare o riparare. Sono proprio gli operatori del progetto "Gli scatenati" che accoglie i minori per misure alternative al carcere, a spiegare cosa sta accadendo:"Ciò che ha fatto il decreto Caivano è inasprire tutte le misure. Ciò che è successo è che non è più favorito l'approccio educativo, ma l'approccio punitivo".

Ma le carceri minorili sono proprio necessarie? A guardare bene la popolazione carceraria e il tipo di reato commesso forse no. La maggior parte dei detenuti sono in carcere in attesa di giudizio e perché non hanno un altro posto dove passare il tempo che li separa da questo. I reati gravi, quelli contro la persona, sono una minoranza rispetto ai reati legato al piccolo spaccio o ai reati contro la proprietà. Tutti elementi che portano facilmente a individuare in situazione di disagio e marginalità l'identikit si trova in un carcere minorile, e che forse potrebbe essere recuperato con un lavoro di tipo diverso. Ma le cose sono sempre più difficili per chi fa queso sforzo. "I ragazzi non sono il reato che hanno commesso", ripete come un mantra Viviana Petrucci che è la presidente dell’associazione ARPJTETTO.

Proprio domani i firmatari di un appello dal titolo inequivocabile "Chiudiamo le carceri minorili", si ritroveranno alle 12.30 per una manifestazione fuori Casal del Marmo. "Chiediamo di mettere all’ordine del giorno nelle aule parlamentari il tema urgente della chiusura delle carceri minorili, da sostituire con percorsi alternativi incentrati sui ragazzi e le ragazze e non sulla cancellazione del loro presente e di ogni possibilità di futuro", scrivono. Tra i primi firmatari Luigi Manconi, Ilaria Cucchi, Ilaria Salis, l'avvocato Arturo Salerni, l'associazione A Buon Diritto e l'associazione Action Aid, lo scrittore e insegnante Christian Raimo, l'assessore di Roma Capitale Andrea Catarci, l'ex eurodeputato Massimiliano Smeriglio. Chissà se qualcuno in parlamento ascolterà davvero la voce di Alberto e degli operatori che lavorano ogni giorno a Casal del Marmo, con l'impressione di svuotare il mare con un cucchiaino. 

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