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La lezione dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo che occupano il Globe Theatre

I lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo che occupano il Globe Theatre di Roma non chiedono la riapertura dei teatri ma di riformare l’intero settore con maggiore sicurezza e stabilità per chi vi lavora. Sappiamo che non è andato tutto bene, è ora di dimostrare di aver imparato la lezione e agire di conseguenza.
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A cura di Valerio Renzi
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"A noi gli occhi, please". I lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo che ieri hanno occupato il Silvano Toti Globe Theatre lo hanno fatto con parole chiare, mutuando il titolo di uno spettacolo di Gigi Proietti – che il Globe Theatre di Roma ha voluto e diretto – declinandolo dal singolare al plurale, come plurale è la composizione della mobilitazione fatta da musicisti, tecnici del suono, maestranze, attori, operatori della cultura, elettricisti.

Il brulichio è incessante, gli striscioni si accumulano sulle logge fino a comporre un caleidoscopio di rivendicazioni e storie. Al contrario di altre proteste di categoria che stanno andando in scena in queste settimane come risposta alla crisi innescata dalla pandemia, i precari dello spettacolo non chiedono riaperture in assenza delle condizioni minime di sicurezza sanitaria e di controllo della pandemia, ma propongono di superare il drammatico frangente che tutti stiamo tutti vivendo riformando l'intero settore. Una prima indicazione importante dunque che arriva degli occupanti di Villa Borghese è questa: le risposte emergenziali sono necessarie ora, ma è il domani che va radicalmente ripensato.

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La seconda lezione è la capacità di pensare non in termini rigidi di categoria. Questo non solo perché quando diciamo lavoratori e lavoratrici dello spettacolo rappresentiamo mansioni e condizioni molto diverse, ma anche per la volontà immediata di mettere a disposizione la propria iniziativa a chiunque abbia bisogno in questi tempi di restrizioni di organizzarsi e discutere, a cominciare dal tema di un reddito di base.

La terza lezione che possiamo apprendere passando qualche ora nell'agorà del Globe Theatre è la concretezza e allo stesso tempo la radicalità della mobilitazione in corso: reddito e un welfare universale, un nuovo contratto collettivo nazionale, assunzione dei lavoratori a tempo determinato di fondazioni ed enti pubblici, un tavolo interministeriale di confronto sul futuro di tutto il settore. Una piattaforma dettagliata presentata nel pomeriggio di ieri al ministro Dario Franceschini, che ha deciso di confrontarsi in pubblico con gli occupanti, e che sarà nuovamente discussa in un'assemblea la prossima domenica con delegazioni che arriveranno da tutta Italia.

Ora che sappiamo che non è andato tutto bene, se avete voglia di immaginare come le cose possano andare meglio nel nostro prossimo futuro passate a respirare l'aria del Globe Theatre.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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