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Elezioni comunali Roma 2021

Le primarie più mosce del mondo (aspettando Nicola Zingaretti)

Il 20 giugno i romani saranno chiamati ai gazebo delle elezioni primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco. Dopo mesi di un dibattito estenuante e per nulla appassionante, che è arrivato ad annoiare addetti ai lavori e retroscenisti, ora al PD e al centrosinistra serve una scossa.
A cura di Valerio Renzi
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Che primarie mosce quelle che si prospettano per il centrosinistra romano. Dopo mesi di discussioni, tavoli e riunioni neanche il brivido di una sfida con un po' di brio. Ormai però il dato è tratto a meno di clamorosi colpi di scena: il 20 giugno si va ai gazebo! Le forze politiche stanno scrivendo il regolamento, mentre i candidati si scaldano ai box pronti a raccogliere le firme necessarie a concorrere. Ma al momento non c'è aria di grande mobilitazione di popolo. Eppure dopo aver subito l'onta dell'amministrazione Alemanno, la parentesi di Marino e lo choc di Mafia Capitale, dopo aver fatto cinque anni di opposizione a Virginia Raggi, il centrosinistra romano dovrebbe scalpitare in cerca di riscossa e invece sembra guardarsi attorno piuttosto spaesato.

Carlo Calenda, come ormai si era capito, balla da solo, contento di poter rompere le uova nel paniere di un Partito Democratico in difficoltà, forte della sua indiscutibile presenza mediatica. Male che vada avrà calcato un po' la scena, pesandosi nella costruzione di un polo liberale e moderato. La sindaca dal canto suo non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro nonostante la sua maggioranza non sia propriamente in salute: se proprio la vogliono cacciare facessero harakiri e le togliessero il simbolo del Movimento 5 Stelle. Il centrodestra sembra per lo più disinteressato alla sfida, sembra correre più per partecipare che per vincere.

Il Partito Democratico è come si suol dire affogato in un bicchier d'acqua. La tattica, i politicismi, sono venuti sempre prima di una strategia chiara sulla città, includente. Un dibattito così rintorcinato da risultare alla fine noioso anche per retroscenisti e addetti ai lavori. Mentre in tanti luoghi si svolge un dibattito appassionato sul futuro di Roma, di cui sono parte in causa spesso e volentieri gli stessi promotori delle primarie, la discussione su come trasformare quelle idee in un programma di governo e in mobilitazione per riconquistare il Campidoglio è ingiustificatamente ingessato.

Le primarie al momento rimangono l'unico contenuto delle primarie. Difficile dare la colpa a chi come Liberare Roma di Amedeo Ciaccheri, il presidente del III Municipio Giovanni Caudo, Tobia Zevi o Paolo Ciani di Demos hanno già scelto di correre da mesi per il Campidoglio. Ne tanto meno alle tante realtà civiche e politiche che nei tanto citati "territori" e nelle stracitate "periferie" ci stanno e lavorano.

Al centrosinistra e al Partito Democratico serve una scossa, per tornare a discutere non solo dei contenitore ma anche di qualcosa che interessi a qualcuno come le ingiustizie sociali sempre più marcate in città, la crisi innescata dal covid, i trasporti, i rifiuti, il futuro del turismo, le politiche culturali e la ricucitura tra centro e periferia. Argomenti su cui abbiamo ormai lunghe bibliografie orientate a sinistra, ma nessun classe dirigente in grado di essere conseguente.

Intanto il retro pensiero di tutti è: cosa farà Nicola Zingaretti? Non è un segreto che la sua candidatura sia argomento di discussione, ed è l'unico vero motivo per cui Roberto Gualtieri ancora non ha lanciato la sua campagna elettorale. Il presidente della Regione Lazio non solo vincerebbe secondo tutti i sondaggi, ma arriverebbe a candidarsi con alle spalle una lunga esperienza amministrativa e una squadra consolidata che conosce bene la città e i suoi problemi. Se poi il governatore della Regione Lazio decidesse di rimanere là dove si trova la necessità di trovare una strada, che dai conciliaboli per pochi porti alle strade e poi ai gazebo, si farebbe ancora più urgente.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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