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La denuncia di Micaela, ragazza trans: “Discriminata sul lavoro e bersaglio dei bulli per strada”

Micaela ha 29 anni, frequenta Scienze motorie all’università e studia danza. Da quattro anni vive a Roma, dove però non riesce a trovare lavoro, vivendo un contesto di marginalità e allontanamento che la fa soffrire. “Una volta addirittura tra le domande fatte a un colloquio di lavoro, mi hanno chiesto se mi piacevano i maschi o le femmine”.
A cura di Natascia Grbic
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"Ho sempre saputo di essere una donna, sin da bambina giocavo con le bambole e i castelli e venivo sistematicamente bullizzata da compagni di classe e insegnanti. Ora che sono cresciuta le cose non sono cambiate molto: da quattro anni vivo a Roma e non riesco a trovare lavoro, mentre per strada subisco quotidianamente insulti e aggressioni. Voglio solo una vita normale ed essere trattata da persona". Micaela è una ragazza trans di 29 anni. Studia Scienze motorie all'università, fa danza, ha seguito un corso da estetista e da tempo è alla ricerca di un lavoro. "Dopo i colloqui non vengo mai richiamata. Una volta addirittura tra le domande fatte, mi hanno chiesto se mi piacevano i maschi o le femmine. Io sono rimasta un po' basita, non capivo che pertinenza aveva con il lavoro che sarei andata a fare. Mi hanno risposto che loro avevano molti ragazzi gay in azienda e che era una cosa positiva, ma non sono mai stata richiamata".

Micaela è nata e cresciuta a Fagnano Castello, piccolo comune calabrese in provincia di Cosenza. Quattro anni fa la decisione di trasferirsi a Roma, dove ha cominciato il suo percorso di transizione. "In Calabria mi hanno augurato la morte, e molte persone hanno consigliato a mia madre di cacciarmi di casa. Lei ha sempre risposto che mai nella vita mi avrebbe messa alla porta. Grazie a lei ho potuto trasferirmi a Roma e realizzarmi", spiega Micaela. Prima di andare a Roma, è stata da uno psicologo. "La prima cosa che mi ha detto quando sono entrata in studio è stata: ‘perché non parli con una voce più maschile'? Poi mi dava gocce e faceva l'ipnosi, dicendo che mi avrebbe curato. Sono stata così male dopo quelle sedute che ho iniziato a soffrire di attacchi di panico". In seguito Micaela si è rivolta a delle psicologhe che con lei hanno iniziato tutt'altro percorso. "Sono rimaste sconvolte da quello che ho raccontato loro, e mi hanno confermato che non sono una persona che ha bisogno di farmaci".

Come se non bastasse, Micaela deve convivere con insulti e aggressioni in strada. Episodi mortificanti e a volte anche pericolosi, che l'hanno spinta a presentare una denuncia alle forze dell'ordine. "Mi hanno tirato addosso uova, oggetti di vario tipo, appellato con epiteti come ‘frocio'. L'altro giorno stavo attraversando sulle strisce e da una macchina hanno urlato che mi avrebbero ammazzata. Allora ho chiamato il 112 e poi sono andata a sporgere denuncia". La situazione vissuta da Micaela è simile a quella di tante persone transgender che vengono escluse dalla società. "Soffriamo un allontanamento sociale. A tutte le ragazze che sono nella mia situazione dico di tenere duro e non mollare, di essere forti, rivolgersi a centri di ascolto e supporto, perché non siamo sole. Non perdere mai la speranza, nemmeno quando la famiglia ti allontana e si è soggette a discriminazione. Non bisogna chiudersi ma aprirsi, parlare sempre di come ci si sente ed essere se stesse. Anche quando si ha paura della reazione dei genitori, non fa niente: abbiate coraggio e non negate mai ciò che siete".

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