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Il MAAM di Roma è il primo museo abitato al mondo e ora è candidato a diventare patrimonio Unesco

Il comitato ha presentato la documentazione alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco per candidare il primo e unico museo abitato al mondo a patrimonio immateriale dell’umanità. Intanto il MAAM e Metropoliz sono sotto sgombero.
A cura di Valerio Renzi
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L'idea è nata come provocazione per salvare l'occupazione di Metropoliz su via Prenestina e il MAAM – Museo dell'Altro e dell'Altrove, che qui è nato. Ma chissà che il sogno non si trasformi infine in realtà. Come prevede la procedura il comitato che vuole che propone che il primo e unico museo abitato al mondo diventi patrimonio immateriale dell'umanità riconosciuto dall'Unesco, ha consegnato la documentazione. Ora la  Commissione nazionale italiana per l'Unesco dovrà decidere se trasmettere o meno la candidatura. Un "atto formale, che chiede venga salvaguardata l’esperienza decennale del museo, anche trovando strumenti legislativi e amministrativi che lo consentano, apre di fatto una stagione ricchissima di attività".

Domani intanto l'occupazione compierà i suoi 13 anni di vita, con un incontro intitolato “Dove abita la Cultura”, in cui si confronteranno le occupazioni e spazi culturali di Metropoliz, Porto Fluviale e Spin Time che rappresentano ormai delle vere e proprie istituzioni nella città che si affiancano e dialogo a quelle ufficiali. Il 23 aprile invece il MAAM spegnerà le sue prime dieci candeline con una festa di 24 ore dove musicisti, band e orchestre sonorizzeranno ogni spazio del museo, con il coinvolgimento di artisti emergenti e diversi "big" del panorama musicale romano. Una settimana dopo – il 1 maggio – gli abitanti del museo andranno invece in trasferta all'Auditorium Parco della Musica esibendosi con il loro coro di 96 voci.

Il futuro del MAAM e di Metropoliz sono appesi a un filo. Qui, nell'ex salumificio della Fiorucci in via Prenestina 913 abitano sessantasette famiglie, e c'è il museo con le oltre 500 opere di circa 400 artisti. Un museo letteralmente abitato e vivo, che "acquisisce" sempre nuovi contributi nella sua collezione, grazie all'impegno e alla curatela "militante" tra gli altri di Giorgio de Finis. Ora il gruppo imprenditoriale Salini, diventato proprietario dell'area, ha ottenuto dal tribunale di Roma il rientro in possesso, che vuol dire lo sgombero per gli abitanti e la fine del museo. Gli occupanti e gli animatori del museo sono convinti di star percorrendo la strada giusta: bisogna salvare l'unicità di questa comunità cresciuta assieme al museo, non solo le case e non solo le opere d'arte che da sole, fuori dal contesto in cui sono nate perderebbero di senso. La nuova amministrazione comunale ancora non si è pronunciata. Il sentiero è stretto, ma vale la pena provare a percorrerlo per non perdere questo patrimonio.

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