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Estorcevano denaro dal carcere usando i social: quindici arresti nel clan Ciarelli di Latina

Secondo quanto emerso dalle indagini diversi esponenti del clan Ciarelli, arrestati in seguito alla ‘guerra criminale pontina’, continuavano a estorcere denaro dal carcere, usando vari social network.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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Estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa. Queste le accuse mosse nei confronti di diverse persone appartenenti al noto clan Ciarelli di Latina, raggiunte questa mattina da misure cautelari. Alle prime luci dell'alba gli agenti della Squadra mobile di Latina hanno notificato le misure a quindici diversi esponenti del clan accusato di aver estorto denaro a imprenditori, commercianti e semplici cittadini anche dal carcere. Secondo quanto emerso dalle indagini, gli accusati continuavano a minacciare ed estorcere denaro nonostante fossero reclusi, usando soprattutto i social network. Mandavano messaggi in chat alle vittime che, spaventate, consegnavano poi il denaro richiesto.

La guerra criminale pontina nel 2010

Il clan Ciarelli è molto noto nella zona di Latina. Diversi membri sono stati arrestati nel 2010, perché accusati di vari omicidi e tentati omicidi durante gli anni della cosiddetta ‘guerra criminale pontina‘ in cui, insieme ai membri del clan Di Silvio, si sono macchiati di diversi fatti di sangue nei confronti di altri gruppi criminali presenti nella zona. Tra questi, l'omicidio di Massimiliano Moro avvenuto nel 2010 e quello di Fabio Buonamano, entrambi uccisi nel corso della guerra, che hanno poi portato all'arresto nel 2021 di diversi appartenenti ai clan, finiti in carcere. Tantissimi anche i tentati omicidi, le cui vittime designate sono sfuggite per il rotto della cuffia. L'obiettivo era affermarsi come clan sul territorio: e questo avveniva, secondo l'accusa, tramite azioni violente, uccisioni e intimidazioni tipiche delle organizzazioni mafiose. Azioni violente che non sono state fermate nemmeno dal carcere dato che le attività criminali andavano avanti anche da dietro le sbarre.

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