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Codacons accusa Fedez di calunnia, il rapper atteso davanti ai giudici a maggio

Aveva parlato di “pubblicità ingannevole” sul sito del Codacons. Oggi, dopo la ricostruzione della Procura che esclude ogni dubbio a riguardo, è stato Fedez ad essere accusato di calunnia.
A cura di Beatrice Tominic
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Non si ferma il braccio di ferro fra Fedez e Codacons. Dopo il lancio di accuse mezzo social e comunicati stampa, il caso è arrivato nel tribunale di Roma. E il prossimo maggio Fedez, al secolo Federico Lucia, verrà ascoltato in aula, come richiesto dai suoi legali nell'udienza che preliminare che lo vede imputato per calunnia ai danni del Codacons.

Dopo l'archiviazione sulla vicenda del concertone del primo maggio per "insussistenza del fatto", continua lo scontro con l'associazione consumatori. Anche stavolta il caso risale al 2020, quando il cantante aveva fatto riferimento ad una presunta pubblicità ingannevole sul sito del Codacons, con la quale la società avrebbe chiesto donazioni monetarie ai proprio iscritti ma che, secondo Fedez, sarebbe stata associata ad una campagna contro il coronavirus.

Così a maggio toccherà a lui tornare in aula, come richiesto dai suoi legali. Fedez sarà ascoltato dai magistrati che, il giorno stesso, decideranno per un rinvio a giudizio nei suoi confronti.

Le indagini sul caso

Dopo la denuncia del rapper, è stato indagato per truffa anche il presidente del Codacons Carlo Rienzi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, non sono stati commessi illeciti da parte della società. Così è scattata la contro denuncia per calunnia e la gip aveva disposto l'imputazione coatta di Fedez. Le accuse lanciate da Fedez sarebbero totalmente "illegittime e infondate", secondo la Procura di Roma: in caso di condanna, come riporta Rai News, il cantante rischia fino a 6 anni di reclusione qualora fosse condannato.

L'esposto della Guardia di Finanza

Nel frattempo è stato lo stesso Codacons a rendere noto un esposto presentato dalla Guardia di Finanza per fare luce sulle società riconducibile a Fedez che, come spiegato in una relazione dettagliata, negli anni hanno subito numerose modifiche negli asset societari, dalla "scelta di attivare istituti come fusioni inverse e scissioni non proporzionali asimmetriche", alla "padronanza con sistemi consulenziali raffinati e di elevato grado di complessità che vanno oltre una semplice esigenza economica o di sviluppo", fino agli "atti notarili (estremamente articolati) e dai flussi finanziari" che secondo i finanzieri restituirebbero "un'operatività fiscale molto molto complessa".

A cui si aggiungono, ancora, i rapporti di affari "con nuovi soggetti" e un salto di qualità. Le ragioni strategiche, si legge ancora nella nota, "possono talvolta travalicare e deviare in una forma di potere occulto e trasversale la cui conoscenza non può rimanere estranea all'attività istituzionale del Corpo”.

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