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Arrestati gli strozzini dell’Alberone: prestiti con interessi del 240%, ai vertici il Clan Piromalli

Cinque persone sono state arrestate dagli agenti della Polizia di Stato questa mattina all’Alberone: sono accusate di far parte di un’organizzazione criminale dedita all’usura e ai prestiti a strozzo, ottenuti con metodo mafioso. A capo del gruppo tre fratelli di origine calabrese che avevano legami con i clan.
A cura di Natascia Grbic
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Sono cinque le persone arrestate questa mattina dalla Squadra mobile di Roma perché accusate di far parte di un'organizzazione mafiosa radicata nella zona dell'Alberone. Secondo quanto emerso dalle indagini, i cinque – di età compresa tra i 44 e i 55 anni – avrebbero seminato il terrore tra i commercianti della zona concedendo prestiti a strozzo con interessi annui che oscillavano tra il 60% e il 240%. Se i negozianti non ridavano indietro i soldi pretesi, venivano minacciati e picchiati da quello che era ‘il braccio armato' dell'organizzazione, che aveva pure legami con la ‘ndrangheta. A finire nel mirino degli inquirenti sono stati tre esponenti della famiglia Piromalli – di origine calabrese e in contatto con i clan della propria zona – e due romani, sempre gravati da precedenti penali. La zona dove si muovevano era la zona dell'Alberone a San Giovanni, dove erano ormai conosciuti e temuti, anche per i loro legami con la malavita locale.

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Il modus operandi era abbastanza rodato: i fratelli Piromalli avevano seminato il terrone nella zona dell'Alberone, in modo da essere conosciuti e temuti e ottenere così tutto ciò che volevano. Erano loro a tenere le redini dell'organizzazione e a costituire il punto di riferimento della malavita locale. I ruoli erano ben definiti: uno dei fratelli aveva il compito di andare periodicamente in Calabria, dove aveva contatti con membri di organizzazioni criminali anche di stampo mafioso. Un altro dei fratelli doveva invece procacciare delle vittime, ossia piccoli imprenditori e negozianti in difficoltà economica, in modo da contattarli e proporgli prestiti a strozzo che, disperati, accettavano. Mentre un altro doveva reinvestire le somme che venivano estorte. I due romani dell'organizzazione erano invece più gli esecutori e il ‘braccio armato', ossia coloro che andavano a minacciare chi non restituiva il prestito a strozzo nei tempi e nei modi stabiliti.

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