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Renzi: “Ho preso due volte il 40%, cercano di mettermi da parte ma non ci riusciranno”

Il segretario del Partito democratico risponde alle critiche e passa al contrattacco: “Berlusconi e Di Maio sanno che alle elezioni – se il PD fa il PD e smette di litigare al proprio interno – possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%”.
A cura di Redazione
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Dopo le polemiche per la decisione di Luigi Di Maio di annullare il confronto televisivo con Matteo Renzi, questa mattina aveva destato clamore la “doppia uscita” dei capigruppo del PD a Camera e Senato che, con due diverse interviste, avevano sostanzialmente anticipato la possibilità di un passo indietro dell’attuale segretario del partito. Rosato e Zanda avrebbero dunque preparato il terreno per una “sostituzione” di Matteo Renzi con Paolo Gentiloni, per quel che concerne il candidato alla Presidenza del Consiglio.

Poco fa è arrivata una indiretta risposta di Matteo Renzi, che ha scelto di scrivere una lunga newsletter per spiegare la sua posizione e per commentare l’esito delle elezioni in Sicilia. Rispondendo alla domanda su un suo passo indietro, Renzi scrive:

Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone: utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l’avversario scomodo. Che poi è l’obiettivo di chi è contro di noi. Non a caso Di Maio rinuncia al confronto, non a caso Berlusconi per prima cosa attacca me e il PD. Perché entrambi sanno che alle elezioni – se il PD fa il PD e smette di litigare al proprio interno – possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al Referendum. Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta. Personalmente credo nella squadra. Siamo un bel gruppo di persone e possiamo rivendicare sia i risultati del passato sia i progetti del futuro. Ma per farlo torniamo a parlare liberi, in mezzo alla gente. Qui non si molla di un centimetro.

La newsletter è l’occasione anche per commentare l’esito delle elezioni in Sicilia, che per Renzi vedono la netta vittoria del centrodestra e la sconfitta del MoVimento 5 Stelle:

M5S aveva preso alle Politiche del 2013 in Sicilia il 33% e a livello nazionale il 25%. La Sicilia era stata dunque la loro Toscana, il loro bacino di voti più forte. Erano andati meglio che altrove. Oggi hanno preso il 26% in Sicilia, dopo che tutti i sondaggi li davano ampiamente sopra il 30% (sono sempre sovrastimati nei sondaggi, fateci caso). Il voto alla lista, al simbolo passa dal 33 al 26%: dunque hanno perso sette punti percentuali su base regionale, chissà a quanto sono davvero su base nazionale.

Se a questo si aggiunge che Di Maio e Di Battista hanno passato quattro mesi in Sicilia, Grillo ha detto che era l’ultima spiaggia, hanno speso centinaia di migliaia di euro in questa campagna ci rendiamo conto che i Cinque Stelle hanno perso

Quanto alle polemiche interne al PD, chiosa:

Nessuno ha dato la colpa a Grasso, neanche il sottosegretario Faraone che ha rilasciato la dichiarazione contestata da tanti. Si è solo detto che se Grasso si fosse candidato, come gli era stato chiesto, i risultati sarebbero stati diversi. Ma Grasso ha rinunciato, dicendo che da Presidente del Senato non poteva sobbarcarsi un impegno politico in prima persona […] Ma quello che deve essere chiaro è che io non posso essere il segretario dei caminetti tra correnti, degli equilibri e dei bilancini: io sono perché tutti nel PD si sentano a casa, rispettando il pluralismo e mettendo i migliori in lista. Ma sono anche perché finalmente si parli agli italiani e con gli italiani. Basta chiacchierarsi addosso.

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