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Protesta sacrosanta, ma la parola golpe lasciamola nel dimenticatoio

“Il diritto di contestare il peggiore spettacolo della storia del parlamento repubblicano è sacrosanto”. Come quello di dare il giusto peso alle parole. E parlare di golpe è un errore concettuale, oltre che politico.
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Movimento-Grillo-5stelle

"I parlamentari del Pd hanno dato una pessima immagine della politica e del partito". A dirlo non è Beppe Grillo, ma Enrico Letta, numero due del partito e tra i papabili per la guida di un eventuale governo di larghe intese. Una fotografia netta di quello che è stato il percorso che ha portato alla rielezione di Giorgio Napolitano. Scelta che non ci ha convinto, lo abbiamo scritto da subito. Per le modalità con cui è avvenuta e perché non sembra andare nella direzione di quel cambiamento che chiedono a gran voce i cittadini. Per le conseguenze che comporta, con l'ineluttabile Governo delle larghe intese che tanto male ha già fatto al Paese e che non appare adeguato a dare risposte vere e concrete agli italiani. Per il fatto che sembra semplicemente una foglia di fico per coprire le lacune della politica, l'incapacità decisionale dei leader e la paura di voltare davvero pagina dei dirigenti dei partiti "tradizionali" (anche fra le nuove leve, giova ribadirlo). E, in fondo, anche perché si tratta di una decisione che costringe Napolitano a continuare un percorso stancante, difficile, chiedendogli un sacrificio durissimo, anche oltre le possibilità di un ultraottantenne che meriterebbe tranquillità e serenità.

Una elezione contro la quale si è levata la rabbia di tanti italiani, non solo quella dei parlamentari e dei militanti a 5 Stelle. Palazzo Montecitorio è assediato da migliaia di persone nella considerazione che, per citare Alessandro Gilioli, "il diritto di contestare il peggiore spettacolo della storia del parlamento repubblicano sia sacrosanto". E la protesta, la contestazione, la capacità di mobilitarsi e di indignarsi sono componenti fondamentali, necessarie ed irrinunciabili in una democrazia. Già, in una grande democrazia occidentale come è il nostro Paese. Perché parlare di scelta anti – democratica e addirittura incostituzionale non ha alcun senso, soprattutto se in riferimento ad una decisione suggellata dal voto di due terzi del Parlamento. In una democrazia rappresentativa come la nostra, infatti, le scelte dei parlamentari sono fatte in nome del popolo italiano e non c'è alcuna giustificazione logica o morale per pensare che la protesta, legittima, sacrosanta (ripetiamolo), sia più rappresentativa e "valida" della decisione del Parlamento.

E solo sentir parlare di golpe dovrebbe bastare a far suonare un campanello d'allarme sulla deriva cui ci stiamo abituando. Quella di chi non riesce proprio a chiuderla con la campagna elettorale e stravolge continuamente i concetti, piegando alla propria convenienza l'umore e le emozioni di tanti italiani che, giustamente (e tre) si indignano di fronte a questa rielezione. Non c'è golpe, non c'è sospensione della democrazia: e questo Paese non merita di ripercorrere pagine cruente e amare della sua storia. Non si può morire di tattica, giusto. Ma nemmeno di complottismo e qualunquismo, sia chiaro.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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