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Processo per la morte di Martina Rossi, il papà: “Quante bugie da parte delle sue amiche”

Martina Rossi il 3 agosto del 2011 è morta cadendo dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca. Secondo la Procura di Arezzo non si gettò volontariamente ma cadde scappando da uno stupro. Il papà: “Ho sfidato l’omertà”.
A cura di Susanna Picone
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Da più di cinque anni Bruno Rossi, il papà di Martina, sta lottando per scoprire la verità sulla morte di sua figlia che il 3 agosto del 2011, a soli venti anni, è caduta dal balcone di un albergo di Palma di Maiorca. Lì Martina, una ragazza che studiava Architettura a Milano ed era alla sua prima vacanza da sola, era arrivata insieme a due amiche. La polizia spagnola archiviò frettolosamente il caso come suicidio ma adesso la procura di Arezzo ha chiesto il rinvio a giudizio di due giovani toscani accusati di aver tentato di stuprare Martina Rossi la quale, nel tentativo di scappare dalla finestra dell’hotel, cadde e morì. I due giovani rinviati a giudizio sono Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

"Muro di omertà voleva trasformare noi in colpevoli" – Adesso che finalmente si tenterà di chiarire cosa è realmente accaduto quell’estate in Spagna è il papà di Martina a sfogarsi e lo fa parlando di tanta “cattiveria” e “meschinità” riguardo la morte di sua figlia. “Sono cresciuto – ha detto l’uomo al quotidiano Repubblica – impegnandomi a far diventare il mondo più bello e più giusto, ma scoprire attorno all'omicidio di Martina tanta cattiveria, meschinità e indifferenza continua a sconvolgermi”. Ha parlato di quei ragazzi che Martina e le sue amiche avevano appena incontrato a Palma di Maiorca e di “un muro di omertà che voleva trasformare noi, Martina e chi si batteva per lei, nei colpevoli”.

"Non posso perdonare chi ha cancellato le prove" – “Avrei potuto capire la follia di un momento, ma non posso perdonare la lucidità di chi ha cancellato le prove, ha continuato la vacanza come nulla fosse, ha mentito in continuazione e ha continuato a far finta di nulla addirittura vantandosi su Facebook di quanto accaduto quella notte”, così riferendosi ai giovani ora a processo. E il papà di Martina ce l’ha anche con la polizia spagnola che “aveva fretta di chiudere un caso che poteva compromettere il nome della località che vive sullo sballo”. L'uomo ha mostrato tutta la sua delusione anche per le stesse amiche di sua figlia: “È uno degli aspetti più terribili di questa vicenda. Il loro comportamento e quello dei loro genitori dell'alta borghesia genovese. Tutto per nascondere che mentre Martina moriva loro erano a letto con gli amici degli assassini. Per coprire lo ‘scandalo’ hanno taciuto la verità. Nessuna di loro ha mai cercato me o mia moglie, neppure una lettera, un pensiero. Mi chiedo cosa abbiano imparato dai genitori”.

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