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Pozzallo: recuperate le salme dei migranti nel barcone, i morti sono 45

Le vittime erano in un peschereccio dove sono state fatte salire circa 600 persone, più del doppio di quelle che poteva contenere. I migranti sono stati trovati nella sala ghiacciaia, dove sono probabilmente morti per asfissia e schiacciamento.
A cura di Susanna Picone
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È ancora più grave di quanto inizialmente stimato il bilancio dell’ultima tragedia del mare nel Canale di Sicilia. Non più trenta ma sono ben quarantacinque le vittime recuperate all’interno del peschereccio rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale. Sul barcone, arrivato ieri sulla terraferma, i volontari della Protezione civile, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e il personale medico hanno lavorato per ore, fino all’alba di questa mattina, per poter recuperare tutte le salme. A morire tutti uomini, verosimilmente maggiorenni e provenienti dall’Africa centrale. Erano in un peschereccio lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, che è stato recuperato dalla nave Grecale nel Canale di Sicilia. Sul barcone sono state fatte salire circa 600 persone e cioè più del doppio di quelle che poteva contenere. Tra loro 45 minori e 28 donne sbarcati sempre ieri a Pozzallo. I migranti morti sono stati recuperati nella sala ghiacciaia, lì sono deceduti probabilmente per asfissia e schiacciamento. Dopo l'allarme lanciato dal sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, sulla mancanza di celle frigorifere sufficienti a custodire le spoglie dei migranti morti, la Protezione civile ha messo a disposizione una terza cella frigorifera. I due medici legali incaricati alla Procura hanno avviato i rilievi autoptici esterni e poi eseguiranno le autopsie. Sul tragico episodio indaga la polizia.

Migranti a Pozzallo, “sembrava una fossa comune”

“Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini” tra le vittime, ha spiegato uno dei due medici legali prima di recarsi a compiere un’ispezione cadaverica. Il medico ha detto che i corpi erano tutti sovrapposti perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che c’erano. “Accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz”, questa invece la prima, tragica, impressione del Capo della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola, dopo aver osservato da vicino i corpi all’interno del peschereccio giunto a Pozzallo.

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