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Portò fiori al figlio morto all’hotel Rigopiano: condanna per il padre di Stefano Feniello

La colpa di Alessio Feniello, padre del 28enne Stefano morto nel gennaio 2017 all’hotel Rigopiano, è stata quella di “introdursi abusivamente e permanendovi nonostante ripetute diffide e inviti ad uscirne”. La pena pecuniaria consiste in un’ammenda di 4.550 euro. La rabbia dell’uomo su Facebook.
A cura di Susanna Picone
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Ad Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, è stata notificata una condanna per essersi introdotto nell'area dell'hotel sottoposta a sequestro per portare un mazzo di fiori per il figlio scomparso. Il giovane originario della provincia di Salerno aveva ventotto anni quando una valanga nel gennaio del 2017 travolse la nota struttura alberghiera abruzzese uccidendolo insieme ad altre ventotto persone, quindici uomini e quattordici donne. Quel giorno Stefano, residente a Silvi Marina, si trovava nell’hotel Rigpiano insieme alla fidanzata Francesca che è riuscita a salvarsi. A firmare il decreto di condanna penale, su proposta del procuratore capo Massimiliano Serpi e il sostituto Salvatore Campochiaro, è stato il Gip Elio Bongrazio del tribunale di Pescara. La colpa di Alessio Feniello – si legge nella condanna – è stata quella di “introdursi abusivamente e permanendovi nonostante ripetute diffide e inviti a uscirne rivoltigli da appartenenti alle forze dell'ordine addetti alla vigilanza del sito”. La pena pecuniaria consiste in un'ammenda di 4.550 euro.

La rabbia di Feniello su Facebook – Il padre di Stefano Feniello ha reagito su Facebook alla notizia di questa condanna. “Io non pago e se necessario faccio tre mesi di carcere. Ma invito il magistrato a fare i processi seri visto che è pagato da noi contribuenti italiani. Italiani, è arrivata l’ora di ribellarsi. Quelli che non hanno fatto niente per salvare 29 persone a Rigopiano stanno tutti ancora a piede libero e io devo pagare. Secondo voi io cosa ho da perdere? Fate arrivare questo messaggio al ministro Salvini, vediamo cosa ne pensa”, le parole cariche di rabbia dell’uomo su Facebook.

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