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Spesa militare, Fratoianni a Fanpage: “Corsa al riarmo incomprensibile, la guerra non è l’orizzonte”

Il segretario di Sinistra Italiana definisce “una sciocchezza gigantesca” l’aumento della spesa militare. In un’intervista a Fanpage.it Nicola Fratoianni spiega: “C’è un uso strumentale di quello che accade in Ucraina rispetto alla corsa al riarmo, come a indicare che di fronte a quello che accade l’unica via sia quella di armarsi, considerando la guerra come l’orizzonte a cui abituarsi”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Uno dei temi più discussi in Italia è l'aumento della spesa militare, che dovrebbe essere portata al 2% del Pil come prevedono gli accordi con la Nato. Così almeno ha detto Draghi, anche se la sua maggioranza non sembra appoggiarlo completamente. Soprattutto il Movimento 5 Stelle, con cui si è aperto uno scontro durissimo. Dall'opposizione Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, definisce la corsa al riarmo una "gigantesca sciocchezza" e attacca chi fa un uso strumentale della guerra in Ucraina. Il deputato spiega in un'intervista a Fanpage.it il suo punto di vista.

Perché il governo non dovrebbe aumentare la spesa militare, come ha detto che farà?

Perché trovo questa scelta semplicemente irragionevole. In questo Paese abbiamo bisogno di moltissime cose, come dimostra la cronaca quotidiana: investimenti in sanità, in cultura, in scuola. Quello di cui francamente non abbiamo bisogno è un aumento ulteriore della spesa militare, che in Italia è già molto alta. Tutte le voci che compongono questo capitolo di spesa valgono oltre 65 milioni di euro al giorno. Aumentarla ancora mi pare del tutto incomprensibile, oltre che irragionevole in un momento come questo. Il nostro Paese dovrebbe fare altro, immaginare di utilizzare queste eventuali risorse in modo completamente diverso.

Però abbiamo preso un impegno con la Nato…

Da molto tempo la Nato chiede ai Paesi membri di aumentare la propria spesa militare, ma è una richiesta vecchia. Bisogna rispondere che è semplicemente irragionevole. Basterebbe ricordare gli effetti che l’Europa e l'Italia hanno subito dopo due anni di pandemia di Covid, oltre agli effetti della guerra tra Russia e Ucraina. L'idea che si possa anche soltanto immaginare in questo momento di continuare in quella direzione è una gigantesca sciocchezza. Qua c'è in gioco la prospettiva. Qualcuno pensa che il mondo che abbiamo davanti e che cerchiamo di costruire sia un mondo nel quale lo strumento militare debba essere centrale. Per me è l'opposto.

Il Papa ha definito da pazzi la scelta di aumentare le spese militari, ha detto di essersi vergognato. Draghi l'ha ringraziato…

Ho provato un grande imbarazzo. E inoltre importanti canali dell’informazione pubblica hanno sostanzialmente cancellato le parole del Papa. Parole nette, dure, chiare come il sole, non interpretabili.

Fratelli d'Italia invece propone di utilizzare i fondi del reddito di cittadinanza per pagare le spese militari, che ne pensa?

La destra italiana ogni giorno rivela il suo vero volto. Stanno dicendo di togliere a chi è più fragile, debole e povero per dare all’industria delle armi ulteriori risorse. Se si spendesse quanto si spende per la difesa oggi per sanità e welfare staremmo tutti molto meglio e avremmo molti meno problemi nel vivere la nostra quotidianità.

Il governo, tra l'altro, ha accolto l'ordine del giorno di Fratelli d'Italia in Senato sull'aumento della spesa militare…

Una pessima scelta. Un favore alla lobby industriale bellica e un colpo serio alle ragioni della pace e alla credibilità di chi in maggioranza pensa che le priorità in Italia siano altre. Sulle politiche della difesa il governo Draghi ha ampliato la sua maggioranza ancora più a destra.

C'è chi, secondo lei, collega l'aumento delle spese militari con la guerra in Ucraina?

Questo collegamento improprio viene utilizzato, come nel caso dell’ordine del giorno approvato dalla Camera in occasione della conversione del decreto Ucraina, che faceva esplicitamente riferimento alla guerra. C’è un uso strumentale di quello che accade rispetto alla corsa al riarmo, come a indicare che di fronte a quello che accade l’unica via sia quella di armarsi, considerando la guerra come l’orizzonte a cui abituarsi. È pericoloso, anche culturalmente, perché allude a una rinuncia al proprio ruolo diplomatico, alla propria funzione politica, all’idea di un'Europa protagonista nella costruzione di una pace duratura.

È ancora convinto che inviare le armi in Ucraina, per permettergli di resistere e difendersi dai russi, non sia la strada giusta?

Sì, continuo a pensare che l'invio delle armi sia stata una scelta sbagliata. Di fronte a una escalation e a una guerra ci sono solo due strade che possono essere percorse per arrivare a una soluzione: una è quella militare, che prevede la sconfitta dell’avversario – in questo caso dell’aggressore, perché che Vladimir Putin e la Federazione Russa hanno aggredito l’Ucraina in modo criminale – oppure esiste la via della diplomazia. Dietro all’invio delle armi l’Europa ha nascosto la sua inconsistenza diplomatica. In questo momento siamo tutti con lo sguardo rivolto a Istanbul, sperando che i trattati in corso abbiano buon esito. Lì, sotto l’egida di Erdogan. L’Europa non avanza una proposta, non dà un punto di vista, non dice niente su come si possa arrivare alla pace, ha usato solo il linguaggio militare.

Quindi quale ruolo dovrebbero avere l'Italia e l'Europa?

Serve un'azione sempre più forte sul piano delle sanzioni economiche, della solidarietà umanitaria, della costruzione dei corridoi, ma anche dell’accoglienza su cui per fortuna l’Europa qualcosa sta facendo. E mi auguro che questo salto di qualità sia ricordato in futuro, per tutti coloro che scappano in condizioni di disperazione. L’Europa provi a essere il soggetto in grado di costruire i colloqui di pace, un tavolo in grado di indicare una soluzione, una proposta. Dello statuto di neutralità che cosa pensa l’Europa? Del modo in cui si interviene rispetto alle specificità territoriali, alle minoranze, che proposta avanza anche sulla base delle sue esperienze? L'Europa ha costruito la sua pace in questi decenni anche affrontando nodi come questi. Poi se qualcuno ha voglia e coraggio di proporre esplicitamente la soluzione militare fino in fondo si faccia avanti, ma per fortuna non ce ne sono.

La accusano di essere pacifista sulla pelle degli altri per via di queste posizioni però…

Io temo invece che ci sia stato un eccesso di eroismo sulla pelle degli altri. Non vorrei diciamo che la guerra per procura rischi di produrre un'ulteriore accelerazione della dinamica bellica con ulteriori costi, in particolare e come sempre per i civili. Ripeto: è impressionante l'assenza dell'Europa.

Il governatore della Liguria Toti ha parlato di "pacifismo peloso" e detto che chi non vuole aiutare Zelensky non dovrebbe più festeggiare il 25 aprile…

Alla sinistra di questo Paese nessuno può insegnare come e se festeggiare il 25 aprile, tantomeno chi governa e milita con coloro che per decenni hanno rifiutato di festeggiarlo e chiesto di depotenziarlo, di trasformarlo in qualcos’altro di meno significativo. Siamo oltre il ridicolo.

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