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Spese militari, Draghi avverte Conte: “Rispettare impegni Nato o salta maggioranza”. E va da Mattarella

Giuseppe Conte ha sottolineato come ci siano “valutazioni diverse” sull’aumento delle spese militari, al termine dell’incontro con Mario Draghi. “Aprire la crisi di governo non è sul tavolo, ma tema va affrontato”. Da Chigi il premier ha sottolineato che non rispettare gli impegni internazionali farebbe venire anche meno la maggioranza di governo. E poi si è recato da Mattarella.
A cura di Annalisa Girardi
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"Ho portato a Draghi la preoccupazione del M5s e di tutti italiani. Ho chiesto al premier di lavorare per maggiori risorse per la salute italiani. Siamo rimasti che ci aggiorneremo. Aprire una crisi di governo non è sul tavolo, ma sosteniamo l'esecutivo e abbiamo diritto a essere ascoltati": lo ha detto Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, dopo l'incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi sul tema dell'aumento della spesa militare, che in questi giorni sta dividendo la maggioranza di governo.

Il Governo intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil, avrebbe ribadito Draghi, sottolineando che in un momento così delicato non possano essere messi in discussione gli impegni assunti. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza, è il commento che filtra da Palazzo Chigi. Draghi, dopo l'incontro, si è recato al Quirinale per aggiornare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla questione.

"Abbiamo discusso del caro bollette, che sono anche triplicate, dell'aumento del prezzo dei generi alimentari. Questioni prioritarie rispetto all' incremento della spesa" militare: ha aggiunto Conte. Il leader del M5s ha sottolineato come ci siano "valutazioni diverse" sull'ordine del giorno nel quale si parlava dell'aumento della spesa militare. "In commissione al Senato c'era un ordine del giorno che evocava questo impegno. Il M5s ha chiesto di votarlo, perché sarebbe stato respinto. Ora i lavori della commissione si sono aggiornati. Su questo abbiamo discusso", ha aggiunto Conte. L'ordine del giorno in questione era stato accolto dal governo, il che ha reso superflua la votazione in commissione.

Per poi proseguire affermando di non mettere "in discussione gli accordi del 2014 con la Nato", ma "affrettarsi a rispettare questa soglia del 2% in questo momento, non lo abbiamo fatto per tanti anni, significherebbe creare un picco negli investimenti nella spesa militare in un momento in cui il Paese è in forte difficoltà". Insomma, secondo l'ex presidente del Consiglio non avrebbe senso spingere per arrivare al 2% proprio ora.

La questione, ad ogni modo, non sarà presente nel Def, ha detto Conte. "Ragionevolmente non ci sarà scritto qualcosa del genere. Ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare. Il problema potrà essere procrastinato ma dobbiamo affrontarlo sul piano della politica, delle strategie per la tutela della sicurezza e sul piano delle priorità per tutta la comunità nazionale", ha sottolineato.

Il premier Draghi ha incontrato Conte a Palazzo Chigi. Qualche ora prima il presidente del Consiglio ha sentito al telefono gli altri maggiori leader occidentali: il presidente statunitense Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson. "I cinque leader hanno confermato l’importanza di uno stretto coordinamento sull’aiuto alla popolazione e alle istituzioni ucraine, con particolare attenzione al funzionamento dei corridoi umanitari e all’assistenza ai crescenti flussi di rifugiati. È stata inoltre condivisa la necessità di sostenere i negoziati in corso, assicurando al più presto il cessate il fuoco. Al centro del confronto tra i cinque leader anche la diversificazione degli approvvigionamenti energetici", ha comunicato in una nota Palazzo Chigi.

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