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Covid 19

Speranza: “Circolazione virus ancora alta, la pandemia non è finita”

Il ministro della Salute Speranza ha ribadito che pur essendo finito lo stato d’emergenza la pandemia continua: “In questo momento la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto alta”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro della Salute Speranza in un intervento alla Camera ha ricordato che la fine dello stato d'emergenza, lo scorso 31 marzo, non equivale alla fine della pandemia di Covid-19.

"Voglio ricordare che in questo momento la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto alta. La fine dello stato d'emergenza non significa la fine della pandemia che, invece, è ancora in corso. Come sempre, poi, il governo valuterà l'evoluzione del quadro epidemiologico e adatterà le proprie misure ad un monitoraggio del quadro stesso che continuiamo ad osservare con la massima attenzione e la massima prudenza". Il riferimento è soprattutto all'obbligo di mascherina nei luoghi chiusi, misura che dovrebbe in teoria terminare a maggio, ma su cui il governo sta ancora discutendo: una data per l'eliminazione dell'obbligo ancora non c'è, l'esecutivo dovrebbe riunirsi nelle prossime settimane per capire come procedere.

Il ministro Speranza ha elencato i numeri della campagna vaccinale italiana, sottolineando "che sono tra i migliori del mondo: a stamattina alle 7, la prima dose è stata fatta dal 91,39 per cento delle persone sopra i 12 anni, la seconda dose dall'89,87 per cento di questa stessa platea e per il booster siamo arrivati, a stamattina, a 38.938.818 persone". Secondo Speranza "la nuova fase che stiamo aprendo e di cui si discute è figlia, prima di tutto, di questi numeri e anche di un utilizzo significativo del green pass e di tutte le norme in materia di obbligo vaccinale che indubbiamente hanno favorito delle percentuali così alte".

A proposito del tema della conferma dell'obbligo vaccinale e la sanzione della sospensione dal lavoro per tutto il personale sanitario e non sanitario che lavora in strutture sanitarie e sociosanitarie, previsto dal decreto del 24 marzo, il responsabile della Salute ribadisce che "la ratio della norma è molto semplice ed è da ricondursi alla necessità di tutelare il più possibile, con ogni prudenza possibile, i luoghi a cui hanno accesso le persone più fragili. Questo è vero sicuramente per gli ospedali, è vero per gli studi ambulatoriali ed è vero, in modo particolare, per le Rsa dove è ancora molto opportuno tenere il massimo livello di attenzione, anche sulla base delle esperienze non semplici che abbiamo vissuto in altre stagioni del Covid".

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