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Spending review, via ai tagli ma restano fuori Parlamento, Quirinale e Consulta

Del nuovo progetto di riforma della spesa pubblica varato dal Governo faranno parte tutte le amministrazioni dello Stato, ma resteranno fuori gli uffici della Presidenza della Repubblica, le due Camere e la Corte Costituzionale.
A cura di Antonio Palma
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Spending review, via ai tagli ma restano fuori Parlamento, Quirinale e Consulta

Con la nomina di Enrico Bondi a commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica è partita la spending review voluta dal Governo Monti per dare una sforbiciata ai costi e una razionalizzazione agli organici delle pubbliche amministrazioni. Il neo commissario avrà a disposizione quindici giorni per presentare il proprio programma di interventi da oltre 2 miliardi di euro, mentre i Ministri avranno tempo fino alla fine del mese per presentare i loro piani di taglio e riorganizzazione interna.

Coinvolte tutte le amministrazioni pubbliche – A prendere parte a questa grande revisione della spesa dovranno essere tutte le amministrazione pubbliche centrali compresi autorità indipendenti, organismi e agenzie, ma anche gli enti locali e le amministrazioni regionali sottoposte a piani di rientro dal deficit sanitario. Un'operazione in grande stile e dall'ampia portata dunque che dovrà racimolare in sette mesi almeno 4,2 miliardi di euro di risparmi.

Dalla spending review esclusi gli apparati costituzionalmente autonomi – Eppure da questa nuova fase verranno escluse alcuni uffici e apparati peculiari, uniche eccezioni alla spending review del Governo, infatti, saranno il Quirinale, ovvero  gli uffici della Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale, e il Parlamento. Una decisione dovuta vista l'autonomia degli uffici in questione a livello costituzionale, ma che probabilmente scatenerà altre polemiche visti i non trascurabili costi di gestione del Quirinale e soprattutto dei due rami del Parlamento. Da Camera e Senato sono arrivati segnali rassicuranti sulla volontà di ridurre le spese, ma fino ad ora ben poco è stato fatto tra rivendicazione di autonomia e blandi provvedimenti per il futuro.

Critiche dal mondo politico alla nomina del commissario – E proprio dalle forze parlamentari e politiche arrivano critiche dirette alla scelta di Monti di chiamare un nuovo tecnico per la spending review. Sia da sinistra che da destra, da Brunetta a Fassina, è un continuo susseguirsi di dichiarazioni polemiche e dubbiose sulla necessità di un uomo come Bondi per valutare i tagli di spesa. Di Pietro parla di manfrina e del tirare a campare di questo Governo e anche Beppe Grillo non manca di ricordare il controsenso della nomina di Giuliano Amato a controllore sui soldi pubblici dei partiti.

Bondi potrà disporre delle ispezioni – Il governo intanto prosegue con il suo lavoro sulla spending review annunciando che verranno messi a disposizione di Bondi sia l’Ispettorato alla Funzione pubblica per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio sia l’ufficio della Ragioneria dello Stato per quanto riguarda il Tesoro. Il commissario Bondi, infatti, oltre a chiedere informazioni e documenti alle singole amministrazioni durante il suo mandato, potrà disporre delle ispezioni servendosi appunto di questi uffici.

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