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Sostegni, Meloni: “Debutto Draghi uguale a metodo Conte, conferenza stampa in ritardo e cdx assente”

Dopo la presentazione del decreto Sostegni Meloni attacca: “Debutto di Draghi sinistramente uguale al metodo Conte: conferenza stampa in ritardo e iniziata in coincidenza con i tg serali. Impossibile poi non notare che il primo decreto economico dell’esecutivo viene presentato da un ministro tecnico e da un ministro del Pd”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, dopo la conclusione della conferenza stampa con cui il governo ha presentato il nuovo decreto Sostegni, ha attaccato il presidente del Consiglio: "Debutto di Draghi sinistramente uguale al metodo Conte: conferenza stampa in ritardo e iniziata in coincidenza con i tg serali. Impossibile poi non notare che il primo decreto economico dell'esecutivo viene presentato da un ministro tecnico e da un ministro del Pd".

Quindi ha aggiunto: "Assenti gli esponenti del centrodestra. Sui contenuti, Fratelli d'Italia studierà nel merito il testo del decreto sostegni: bene l'abbandono dei codici Ateco come chiesto da sempre da FdI ma preoccupa l'annuncio di Draghi che i ristori che le imprese aspettano da dicembre arriveranno tra non meno di 20 giorni. Per di più – ha proseguito Meloni – con importi che dalle bozze che girano rischiano di essere poco più di una elemosina. Silenzio sul cashback, che probabilmente rimane e non verrà cancellato come chiesto da FdI. Infine, nessuna pace fiscale: cancellate solo le mini cartelle inesigibili vecchie di 10 anni. Niente ossigeno per imprese e famiglie in difficoltà".

"Draghi annuncia il decreto sostegni: niente pace fiscale, nessun intervento immediato per famiglie e imprese e a precisa domanda, non una parola rassicurante sulla riapertura delle scuole. Ancora incertezza, ancora ritardi, ancora promesse disattese. Siamo al Whatever it fakes", ha scritto su Twitter il capogruppo di Fratelli d'ItaIia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Prima del Consiglio dei ministri la Lega, in un lungo braccio di ferro che ha fatto slittare la riunione di alcune ore, aveva chiesto che lo stralcio delle vecchie cartelle risalenti al 2000-2015 e fino a 5mila euro riguardasse tutti, e non solo i redditi più bassi. Draghi però si sarebbe opposto.

Nel provvedimento si parla di stralcio delle vecchie cartelle esattoriali fino a 5mila euro, con un tetto di reddito di 30.000 euro, affidati agli agenti della riscossione dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2010. Si legge nel testo: "Sono automaticamente annullati i debiti di importo residuo, alla data di entrata in vigore del presente decreto, fino a 5.000 euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2010", se relativi "a persone fisiche che hanno conseguito, nel periodo d'imposta 2019, un reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi fino a 30.000 euro e dei soggetti diversi dalle persone fisiche che hanno conseguito, nel periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2019, un reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi fino a 30.000 euro".

Il limite temporale sarebbe per la cancellazione delle vecchie cartelle fino a 5mila euro sarebbe quindi il 2011, ma il premier e il ministro dell'Economia Franco hanno fatto una concessione a Lega e FI: si estenderà fino al 2015 grazie alla riforma per l'efficientamento del sistema della riscossione, chiesta appunto dal Carroccio e dagli azzurri. Sulla difficile trattativa con la Lega Draghi ha detto: "Oggi è un momento di grande condivisione. È chiaro che tutti i partiti entrati in questo governo lo hanno fatto portandosi un'eredità di convinzioni e annunci fatti nel passato, tutti hanno bandiere identitarie, quindi si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle bandiere identitarie di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza fare danno né alla propria identità né all'Italia".

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