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Sindacati contro la riforma fiscale del governo, Landini: “Tutelare redditi bassi, non medio alti”

I sindacati scendono in piazza contro la manovra del governo. Gli 8 miliardi per il taglio delle tasse sono troppo pochi e sbilanciati verso i redditi medio-alti, attacca Landini.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I sindacati scendono in piazza contro la manovra del governo. È una giornata di mobilitazione nelle città italiane, e non solo dei soliti no green pass, ma anche di Cgil, Cisl e Uil che hanno deciso di protestare per chiedere all'esecutivo e a Mario Draghi di cambiare la rotta e il contenuto della Legge di Bilancio. Dopo la discussione sulle pensioni, finita con lo strappo dei leader sindacali che hanno criticato apertamente la scelta del governo, al centro della polemica c'è la riforma fiscale e gli otto miliardi previsti in manovra per il taglio delle tasse: "La trattativa sul fisco, se c'è, non può essere che ci convocano per dirci cosa ha deciso la maggioranza e per informarci – protesta il segretario della Cgil, Maurizio Landini – Il governo e i partiti devono sapere che se pensano che questo è il rapporto con i lavoratori non si va da nessuna parte. Non siamo disponibili a fare da spettatori".

Per Landini, che parla dal palco di piazza Santi Apostoli a Roma, "servono più di 8 miliardi" per una vera riforma fiscale, questi "devono servire ad aumentare i redditi da lavoro e da pensione a partire da quelli più bassi, non ci può essere un'operazione che tutela i redditi medio alti". Ma non solo, serve anche "porre la questione della lotta all'evasione fiscale", è un tema di "volontà politica quella di affrontarla". Il governo "si era preso l'impegno di riconvocarci", ma "c'è un evidente ritardo che va colmato già nei prossimi giorni".

La battaglia sulle pensioni, però, non è affatto finita: "C'è la necessità intanto di introdurre delle correzioni alla Legge di Bilancio, estendendo i lavori gravosi e riconoscendo le differenze per le donne – continua il segretario della Cgil – E poi bisogna avviare il confronto per ridisegnare complessivamente la legge Fornero, che contiene troppe disuguaglianze e rendere davvero il sistema flessibile". La pazienza c'è, assicura Landini, ma "sono passati nove anni dalla legge Fornero". È chiaro che "non abbiamo intenzione di fermarci con la protesta, perché vogliamo portare a casa risultati concreti". E infine c'è il tema del precariato: "Gli investimenti devono servire per creare lavoro non precario, sicuro e per dare lavoro ai giovani – insiste il leader sindacale – Per questo bisogna cancellare forme precarie assurde e sarebbe il momento di introdurre un unico contratto di inserimento fondato sulla formazione che deve avere come obiettivo la stabilità e l'assunzione a tempo indeterminato, sia nel pubblico sia nel privato". A metà giornata arriva la notizia da fonti sindacali, i tre segretari confederali sono stati convocati dal ministro Franco al Mef lunedì alle 19. Almeno l'incontro, i sindacati, lo hanno ottenuto.

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