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Servono più tutele per i rider e chi fa smart working, dice la presidente della Corte costituzionale

Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale, ha parlato del lavoro nel mondo digitale: dai rider che necessitano di essere trattati come dipendenti veri e propri – “c’è una proposta di direttiva europea su questo” – alla rapporto con lo smart working, per il quale si parla di “diritto a disconnettersi”.
A cura di Luca Pons
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Il mondo del lavoro delle grandi piattaforme digitali oggi non è abbastanza regolato. C'è una "proposta di direttiva europea, che risale alla fine del 2021. È una proposta originale", ma è ferma da diversi mesi. Anche perché nel mondo ci sono molte "vicende drammatiche" che influenzano la scelta delle priorità da parte dei legislatori, anche a livello europeo, ma questo non deve essere un motivo per "far scomparire il lavoro fra queste priorità". Parole di Silvana Sciarra, giurista del lavoro e presidente della Corte costituzionale, in un'intervista alla Stampa.

La proposta europea sui rider e i dipendenti delle grandi piattaforme, ha spiegato Sciarra, è innovativa perché "usa una nozione giuridica particolare: la presunzione di subordinazione". In pratica, se si usano i normali principi del mondo del lavoro tradizionale, "non è così lampante la subordinazione dei lavoratori da un algoritmo. Eppure si possono adottare criteri che si adattano a questa nuova tipologia di lavoro", per considerare definitivamente i rider dei dipendenti e quindi riconoscergli le stesse tutele. In Italia, "è stata la giurisprudenza della Cassazione a estendere ai rider le tutele tipiche del lavoro subordinato".

Un altro tema centrale del mondo del lavoro per Sciarra è quello dello smart working: "La complessità, e insieme l'essenzialità, del lavoro da remoto è emersa durante la pandemia". L'immagine non è più "quella dei ‘nomadi digitali', il freelance in cerca di una scrivania su cui posare il computer". Al contrario, oggi si pensa a lavoratori ‘remoti e connessi', pronti ad adempiere con modalità nuove a quanto richiesto dai datori di lavoro".

È chiaro che ci sono "forti rischi di interferenza con la vita familiare" e risulta "più accentuata quella che si suole definire ‘asimmetria informativa' nei rapporti di lavoro".  Perché la distanza "non necessariamente accentua l'autonomia nell'eseguire la prestazione di lavoro", ha sottolineato la presidente della Corte costituzionale. Anzi, proprio per le situazioni di asimmetria informativa ci sono persone che ricevono le informazioni meglio e prima di altre, e trovarsi in luoghi separati e distanti può rendere più complicato colmare queste differenze.

E poi c'è la questione del rapporto tra sfera personale e lavoro, che lo smart working rende sempre più complicato. "Ecco perché si discute del ‘diritto a disconnettersi‘, alla ricerca di un nuovo confine fra vita lavorativa e vita privata", ha ricordato Sciarra.

Nella situazione attuale, secondo la presidente, "il diritto del lavoro sa creare una flessibilità buona". Tuttavia, serve un "impulso di un legislatore che sappia ascoltare gli attori del cambiamento: le imprese, la pubblica amministrazione e i lavoratori, attraverso le loro organizzazioni rappresentative". Anche in questo, l'Unione europea può avere un ruolo "centrale", per "misurare, limitandolo incisivamente, il potere dei grandi gruppi, i colossi del web che non sono confinati soltanto nel nostro immaginario".

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