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Sea Watch: “Torturatori a bordo? I naufraghi sono senza passaporto e sono affidati alle autorità”

Su ‘Il Giornale’ è stata pubblicata la notizia di tre torturatori che sarebbero arrivati in Italia a bordo della Sea Watch 3, lo scorso 29 giugno, quando la capitana Rackete ha portato la nave a Lampedusa. L’ong si difende così: “Non possiamo escluderlo, ma non possiamo rilevare i dati delle persone, salgono a bordo senza passaporto”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il quotidiano ‘Il Giornale' titolava così ieri in prima pagina: "Carola ha dato un passaggio anche a tre torturatori libici", spiegando che "secondo fonti attendibili" la neo titolare del Viminale Luciana Lamorgese avrebbe chiesto di nascondere la vicenda di tre uomini, Mohammed Condè, 27 anni, Hameda Ahmed, 26 anni e Mahmoud Ashuia, 24 anni, il primo della Guinea, gli altri due dell'Egitto, che sarebbero arrivati in Italia con la nave Sea Watch 3 e sarebbero poi stati fermati a Messina il 17 settembre. I tre uomini, che si trovavano nell'hotspot della città siciliana, sono stati arrestati dalla polizia di Stato coordinata dalla Dda di Palermo a seguito di un'indagine della procura agrigentina, e sono stati accusati di torture: avrebbero seviziato decine di naufraghi rinchiusi contro la volontà in una ex base militare nella città libica di Zawyia, a Ovest di Tripoli.

Il portavoce di Sea Watch, Ruben Neugebauer, ha spiegato che l'organizzazione non governativa tedesca non può escludere che, come afferma ‘Il Giornale', sia stata la propria nave Sea Watch 3, comandata da Carola Rackete, a sbarcare a Lampedusa il 29 giugno scorso i tre migranti arrestati arrestati 10 giorni fa. Come ricorda il settimanale tedesco ‘Die Zeit', dopo giorni di attesa in alto mare, il 29 giugno la capitana Rackete decise di violare il blocco posto intorno a Lampedusa dal decreto Sicurezza bis, dirigendo la Sea Watch 3 verso porto dell'isola per far sbarcare i migranti soccorsi nel Mediterraneo che erano a bordo della nave. Sulla presenza dei tre torturatori Neugebauer ha affermato: "Non possiamo escluderlo, ma non abbiamo informazioni sicure". Il portavoce di Sea Watch ha poi aggiunto: "Non possiamo rilevare i dati delle persone, salgono a bordo senza passaporto".

La notizia ha scatenato naturalmente molte polemiche, e Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d'Italia, ha attaccato l'ong: "Carola Rackete avrebbe portato in Italia, sulla Sea Watch, tre trafficanti di esseri umani, arrestati perché accusati di aver torturato immigrati in Libia. La stessa nave che ha speronato la Guardia di Finanza, violato nostre leggi e confini. I parlamentari saliti a bordo non hanno nulla da dire?".

L'organizzazione umanitaria si è difesa così su Twitter: "Il vero scandalo è che le torture facciano comodo quando volte a contenere le persone nei lager libici nella totale impunità. Abbiamo soccorso dei naufraghi e li abbiamo affidati alle autorità italiane. Confidiamo che sia fatta giustizia". E ancora: "Chiunque sia trovato in condizione di pericolo in mare si qualifica come naufrago, e in quanto tale ha diritto al soccorso". Le persone soccorse, spiega l'ong, allo sbarco vengono affidate alle autorità, che procedono con la loro identificazione. "Ancora una volta – ha detto Sea Watch nella nota – una comunicazione distorta e faziosa distoglie lo sguardo dalla gravissima realtà di detenzione arbitraria e illimitata, estorsione, tratta, abusi e torture in Libia. Eppure proprio su questo sistema si poggia un sistema si poggia il progetto di contenimento finanziato dall'Unione europea attraverso i respingimenti delegati ai libici e le cui vittime sono esattamente le persone migranti che la propaganda politica ha portato a ripudiare, che si è scelto di riconsegnare nelle mani degli aguzzini in Libia dopo essere state intercettate in mare, o di tenere bloccate per settimane fuori dai porti".

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