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Sea Watch a Fanpage: “La guardia costiera libica collabora con gli scafisti, ecco le prove”

Le foto pubblicate dall’Ong Sea Watch mostrano una motovedetta libica che intercetta un motoscafo di persone migranti e le riporta in Libia. Tre giorni dopo, lo stesso motoscafo è di nuovo al largo, con altri migranti a bordo.
A cura di Luca Pons
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(credits: Sea Watch)
(credits: Sea Watch)

Sea Watch, l'organizzazione umanitaria no profit che fornisce soccorso marittimo nel mar Mediterraneo, ha pubblicato delle foto che dimostrerebbero la collaborazione tra la guardia costiera libica e gli scafisti che prendono parte al traffico di migranti. La denuncia arriva nello stesso giorno in cui il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha riaperto le ostilità verso le Ong definendo "fuorilegge" Sos Humanity e Sos Mediterranee, e dicendo che valuterà "se introdurre un divieto" di sbarco.

8 ottobre, il motoscafo identificato da Seabird (credits: Sea Watch)
8 ottobre, il motoscafo identificato da Seabird (credits: Sea Watch)

Le foto sono state scattate dall'aereo Seabird, che abitualmente sorvola il Mediterraneo segnalando imbarcazioni in difficoltà. Sabato 8 ottobre, l'aereo ha individuato un motoscafo che trasportava circa 50 persone. Nell'immagine, si vede anche un numero che identifica la barca in questione. Poco dopo, interviene quella che Sea Watch definisce "la cosiddetta guardia costiera libica", che intercetta il motoscafo in difficoltà e fa salire a bordo i migranti presenti.

Una motovedetta libica intercetta il motoscafo (credits: Sea Watch)
Una motovedetta libica intercetta il motoscafo (credits: Sea Watch)

La prassi prevede che, in casi come questo, la barca che portava le persone soccorse sia resa "non navigabile" – ad esempio, togliendole il motore o dandole fuoco – in modo che non venga più usata. Dovrebbe, quindi, come minimo essere confiscata dalla guardia costiera della Libia, perché non torni in mano a chi vi ha fatto salire decine di persone migranti. Le foto di SeaWatch, però, mostrano che l'equipaggio della motovedetta libica si limita a verificare che il motoscafo funzioni ancora.

 L'equipaggio della motovedetta libica controlla che il motoscafo funzioni ancora (credits: Sea Watch)
L'equipaggio della motovedetta libica controlla che il motoscafo funzioni ancora (credits: Sea Watch)

La foto incriminante, così, arriva l'11 ottobre: la stessa barca viene inquadrata dall'aereo Seabird, nuovamente piena di decine di persone al largo. È evidente, suggerisce implicitamente Sea Watch, che la barca sia stata riconsegnata agli stessi scafisti, che l'hanno potuta utilizzare per un nuovo viaggio di migranti attraverso il Mediterraneo.

11 ottobre, lo stesso motoscafo fotografato di nuovo (credits: Sea Watch)
11 ottobre, lo stesso motoscafo fotografato di nuovo (credits: Sea Watch)

Sea Watch a Fanpage: "L'Italia finanzia questo sistema, che è ingiusto e criminale"

"Da anni osserviamo e denunciamo l'operato della cosiddetta guardia costiera libica", dichiara a Fanpage Alberto Mallardo, di Sea Watch Italia. "Li osserviamo dal mare e dal cielo, grazie ai nostri aerei da ricognizione. Oltre a procedere al sistematico respingimento illegale di chi viene catturato in mare, è palese la contiguità con chi organizza le partenze". Per Mallardo, sembra che motovedette libiche e cosiddetti scafisti "possano passare indifferente da un ruolo ad un altro, con o senza divisa".

È per questo, conclude Mallardo, che "finanziare questo sistema non è solo ingiusto ma anche criminale. In Libia le persone migranti vengono sottoposte a torture e abusi, detenute in campi di prigionia dove non esistono i diritti umani. Riportare le persone in Libia è un atto contrario al diritto internazionale e al diritto del mare".

Proprio oggi, si tiene a Roma una manifestazione contro il Memorandum Italia-Libia, un documento del 2017 – firmato dal governo Gentiloni – che prevede che l'Italia fornisca soldi, attrezzature e addestramento proprio alla guardia costiera della Libia. Secondo Sea Watch, negli ultimi 5 anni sono arrivati a questo corpo militare e ai centri di detenzione libici circa 45 milioni di euro di fondi, attraverso la missione militare italiana dedicata. Sarebbero quasi 100mila le persone intercettate in mare dalla guardia costiera della Libia e riportate a forza nel Paese.

Il 2 novembre, se le forze politiche non interverranno, il Memorandum sarà rinnovato automaticamente per altri tre anni. Per questo, oggi scendono in piazza circa 40 associazioni e organizzazioni, insieme ad alcuni esponenti politici, come l'alleanza Verdi Sinistra. L'hashtag che è stato lanciato, per l'occasione, è #Nonsonodaccordo.

L'interpellanza contro il Memorandum Italia-Libia

Non è tollerabile" che l'Italia "continui ad essere il mandante delle gravi violazioni dei diritti perpetrate dai libici ai danni dei migranti del Mediterraneo". Lo scrive in una nota Riccardo Magi, presidente e deputato di +Europa. Magi ha presentato un'interpellanza al ministro degli Esteri "chiedendo se il Governo italiano intenda revocare o, quantomeno, modificare il contenuto del Memorandum".

"I governi italiani si sono ripetutamente impegnati per la modifica senza alcun risultato", prosegue Magi, che parteciperà anche alla manifestazione prevista per oggi. L'Italia, sostiene, avrebbe "delegato" la guardia costiera della Libia "a intercettare uomini, donne e bambini che scappano alla ricerca di salvezza", riportandoli poi in un Paese "dove vengono sottoposti a detenzioni, abusi e violenze, tra cui torture, stupri e uccisioni, come ampiamente documentato in questi anni da organizzazioni internazionali". Oltre all'interpellanza diretta al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, Magi ha depositato anche una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sulla cooperazione tra l'Italia e la guardia costiera libica, oltre che sullo stato dei centri di detenzione in Libia.

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