88 CONDIVISIONI

Riforma fiscale, bisognerà pagare per avere informazioni dall’Agenzia delle Entrate

Un articolo della bozza di riforma fiscale del governo Meloni prevede che gli utenti debbano pagare un contributo per interpellare l’Agenzia delle Entrate. La quantità di soldi da pagare non è stabilita, e dipenderebbe dal tipo di utente e dal tipo di domanda.
A cura di Luca Pons
88 CONDIVISIONI
Immagine

Il governo Meloni sta lavorando alla bozza della sua riforma fiscale, e tra le varie misure – che riguardano le aliquote Irpef, la flat tax per i dipendenti e altre possibili novità – ce n'è una per ridurre il numero di richieste fatte all'Agenzia delle Entrate: introdurre l'obbligo di pagare per fare una richiesta di informazioni. Nel 2022 l'Agenzia ha risposto a quasi 18mila richieste, secondo quanto comunicato dal suo direttore Ernesto Maria Ruffini, ed evidentemente il governo vorrebbe cercare di ridurre il carico di lavoro per i dipendenti del Fisco, aumentando al tempo stesso le entrate.

All'articolo 4 della bozza circolata, infatti, si prevede di "subordinare l’ammissibilità degli interpelli al versamento di un contributo". A determinare quanto bisogna pagare saranno due fattori: chi sta ponendo la domanda, cioè il tipo di contribuente, e quale tipo di richiesta sta facendo. Secondo quanto previsto, i soldi raccolti dallo Stato in questo modo sarebbero dedicati alla formazione professionale dei dipendenti dell'Agenzia.

Sempre per limitare la quantità di richieste all'Agenzia delle Entrate, si sta discutendo anche un'altra possibilità: quella di vietare ai contribuenti di piccole dimensioni di fare interpelli al Fisco per quelle questioni che possono essere risolte con i servizi di assistenza rapida. Si parla, in questo caso, dei chat bot presenti sul sito ufficiale dell'Agenzia, oppure delle Faq pubblicate nella sezione sulle domande più frequenti.

L'Associazione nazionale forense: "Il Fisco vuole arroccarsi nella sua torre d'avorio, misura sconcertante"

L'Associazione nazionale forense ha definito la misura "francamente sconcertante", affermando che l'Agenzia delle Entrate vorrebbe "arroccarsi nella propria torre d'avorio". Sarebbe un errore "fare cassa su uno strumento che è indispensabile ogni giorno a migliaia di cittadini e professionisti", ha continuato l'Anf. "Si trovino più risorse per l'Agenzia delle Entrate, ma non imponendo una gabella su un servizio che ha la funzione di dare indicazioni e spiegazioni al contribuente".

La mole di interpelli che viene presentata è sicuramente "non indifferente", ma "il personale dell'Agenzia delle Entrate e delle altre Agenzie fiscali dovrebbe lavorare al servizio dei contribuenti e dei cittadini", ha detto Giampaolo Di Marco, segretario generale dell'Anf. Per quanto riguarda l'ipotesi di limitare gli interpelli che si possono presentare, permettendo solo quelli che non hanno già risposta sulle Faq o sugli altri documenti ufficiali dell'Agenzia, questo ha evidentemente lo scopo di "valorizzare il principio di certezza del diritto", ha detto Di Marco. Tuttavia, in questo caso, " sfugge come il pagamento di un contributo per la richiesta di chiarimenti si avvicini a tale fine".

Nel suo comunicato, l'Associazione nazionale forense ha concluso augurandosi che governo e Parlamento "si rendano conto del grave errore che rischiano di fare, perché una legge di riforma fiscale che parte con un fisco più rapace, con misure vessatorie come quella che limita con gabelle i diritti dei cittadini, non è certo un buon viatico".

88 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views