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Regioni vogliono rivedere i criteri su zone gialle, arancioni e rosse. Toti: “Governo ci ha esclusi”

“Abbiamo chiesto al governo di condividere il processo decisionale, per cui una Regione finisce in zona arancione e un’altra no. Abbiamo anche chiesto di restringere i parametri e di avere un indicatore forse più rozzo, ma più significativo e rapido da usare”: così il governatore della Liguria, Giovanni Toti, illustra le proposte delle Regioni sulla revisione dei parametri per la classificazione dei livelli di rischio e punta il dito contro l’esecutivo per aver escluso i territori dal processo decisionale.
A cura di Annalisa Girardi
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I governatori delle Regioni chiedono di modificare i criteri secondo cui un territorio finisce in zona gialla piuttosto che arancione o rossa. Non più quindi i 21 parametri definiti dal governo e dalle autorità sanitarie. Ma cinque indicatori, che secondo i territori sarebbero più indicati per il monitoraggio attuale. Le Regioni propongono quindi di guardare alla percentuale di tamponi positivi sul totale di test effettuati (inserendo anche i test antigenici rapidi nei conteggi), all'indice Rt, alla situazione nelle terapie intensive e negli ospedali, in particolare ai posti letto occupati sul totale di quelli disponibili. Infine, un ultimo criterio dovrebbe essere rappresentato dalla capacità di garantire adeguate risorse per il contact-tracing, per l'isolamento e la quarantena: questo indicatore racchiuderebbe sia il numero di figure professionali adeguate ad occuparsi di questi compiti, sia le strutture disponibili sui territori.

"Abbiamo concordato con il ministro della Salute, Roberto Speranza, di fare una riunione nelle prossime ore per ragionare sulle proposte delle Regioni Politicamente abbiamo chiesto un confronto con il governo per conoscere come vengono ponderati ed esaminati i dati che vengono pubblicati dalle autorità sanitarie e quali sono i giudizi per cui qualcuno si ritrova in fascia arancione e altri no", ha detto il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Per poi aggiungere: "Abbiamo chiesto di condividere il processo decisionale, vogliamo capire come vengono analizzati i dati. Abbiamo anche chiesto di restringere i parametri e di avere un indicatore forse più rozzo, ma più significativo e rapido da usare".

E ancora: "Tra questi parametri, cosa vale 10 e cosa vale 1? Come vengono ordinati? Questa finzione scenica della decisione algoritmica pura senza alcuna valutazione politica, sappiamo tutti che è una decisione che poi presuppone l'analisi di quei dati. Ogni scienziato ha dei dati davanti: come Regioni li conosciamo perché siamo noi ad averli trasmessi, ma non conosciamo il processo decisionale. Siccome molte delle decisioni che si prendono incidono sulla carne viva dei territori, ci piacerebbe conoscere il meccanismo decisionale e partecipare a quelle decisioni. Altrimenti diventa la lotteria di Capodanno". Infine Toti ha puntato il dito contro il governo, accusandolo di avere escluso le Regioni: "Le Regioni sono coinvolte molto marginale sulla base di un documento approvato lo scorso aprile. Le Regioni hanno dei propri governi, con delle proprie necessità e obblighi: vorremmo essere coinvolti. Una volta che saremo tutti lì non ci saranno più dubbi sul processo decisionale".

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