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Pensioni

Quota 41 e Opzione uomo: le ipotesi del governo Meloni per risolvere il nodo pensioni

Il governo Meloni dovrà sciogliere anche il nodo pensioni, altrimenti dal 2023 si tornerà alla legge Fornero con lo scalone a 67 anni. Due le ipotesi in campo: Opzione Uomo e Quota 41. Ma vanno calcolati costi e fattibilità.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Sulle pensioni, per il governo Meloni, sarà una corsa contro il tempo. Da qui a fine anno va trovata una soluzione, altrimenti il prossimo passo è il ritorno alla legge Fornero "secca". Senza scivoli di alcun tipo. Il che vuol dire pensione a 67 anni. Con il 31 dicembre si chiude la Quota 102 su cui alla fine era arrivato l'accordo lo scorso anno, mentre di ipotesi in campo ce ne sono fondamentalmente due: Quota 41 e Opzione uomo. L'obiettivo è chiaro: mantenere quanto promesso in campagna elettorale, durante la quale il centrodestra – e la Lega soprattutto, che ne ha fatto una battaglia identitaria – ha annunciato grossi cambiamenti sulle pensioni.

Cos'è Quota 41

La proposta del Carroccio è sempre la stessa: Quota 41. La regola è semplice: con 41 anni di contributi si può andare in pensione, a prescindere dall'età anagrafica. Il costo dell'operazione – che sarebbe un vero e proprio scivolo sullo stile di Quota 100 voluta dal governo gialloverde – si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di euro. Nelle ultime ore, però, si parla insistentemente di una soglia di accesso oltre una certa età per renderla più sostenibile anche strutturalmente. Il minimo sarebbe eventualmente 62 anni, ma per arrivare a una soluzione definitiva il tavolo sulle pensioni deve aprirsi ufficialmente – e urgentemente – nelle prossime settimane.

Cos'è Opzione Uomo

L'alternativa in campo – rispetto a una Quota 41 con limite anagrafico di accesso – è quella che da qualche giorno viene chiamata "Opzione Uomo". Il riferimento è a Opzione Donna, che da anni permette di andare in pensione anticipata con una penalizzazione importante sull'assegno. Nello specifico per le donne scatta la possibilità di chiudere la carriera lavorativa con 35 anni di contributi versati e almeno 58 anni di età, ma con un ricalcolo totale dell'assegno con il sistema contributivo. Si parla di un taglio che può arrivare a far perdere fino al 30% dell'assegno. Per gli uomini, però, la misura sarebbe inapplicabile se non dopo i 62 anni di età. Insomma, come per Quota 41 (eventualmente).

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