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Deficit / PIL al 2,4%

Quando la Lega voleva “fermare l’utilizzo diabolico del debito per finanziare l’assistenzialismo”

Alla manovra economica in deficit Mattarella contrappone i vincoli sull’equilibrio di bilancio, inseriti nella Costituzione anche grazie al voto favorevole dei leghisti, che approvarono la successiva legge di attuazione. A proporla fu Giorgetti, ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro di Salvini.
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A cura di Roberta Covelli
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Nell’aprile 2012, un’ampia maggioranza parlamentare modificava l’articolo 81 della Costituzione, introducendo nella Carta il vincolo annuale del pareggio di bilancio. All’epoca pochi (tra cui Fanpage.it) analizzarono la misura che oggi viene citata da Sergio Mattarella per obiettare sulla manovra economica in deficit. Matteo Salvini risponde alle dichiarazioni del Capo dello Stato sviando e citando singoli provvedimenti, mentre annuncia di fregarsene di Bruxelles. Ma che cosa faceva la Lega quando la modifica costituzionale veniva approvata?

La Lega approvava.

Come per ogni riforma costituzionale, anche la modifica dell’articolo 81 ha richiesto due letture, sia alla Camera, sia al Senato. Il 30 novembre 2011, alla Camera, la Lega esprime voto favorevole (40 sì, 2 astenuti, nessun contrario); il 15 dicembre 2011, al Senato, i favorevoli sono 21, con un astenuto e il sì ufficiale del gruppo. In seconda lettura, dopo tre mesi, la Lega conferma la decisione favorevole per il voto del 6 marzo alla Camera. La dichiarazione di voto di Simonetti a nome del gruppo parlamentare non si limita ad approvare la revisione, ma mostra un’adesione politica al vincolo del pareggio.

La decisione di recepire nella Costituzione il vincolo di pareggio di bilancio vede la Lega Nord favorevole, perché mette fine all'utilizzo diabolico del debito pubblico per finanziare l'assistenzialismo, la burocrazia improduttiva, gli sprechi e le clientele diffuse, le cosiddette politiche di deficit spending che hanno a lungo dominato la scena delle politiche economiche degli Stati della democrazia occidentale.

Ma il mese dopo, per la votazione finale, la Lega tentenna: il rischio di cessioni di sovranità porta il gruppo ad annunciare l’astensione, mentre sulla pagina online compare la dichiarazione del senatore Paolo Franco, secondo cui "la riforma approvata soggioga l'Italia agli ordini della finanza europea".

Potrebbe allora sembrare che, superata l’iniziale euforia, i parlamentari leghisti abbiano colto i rischi della modifica costituzionale, avversando il vincolo del pareggio di bilancio. Invece, quando nel 2012 viene proposta e approvata la legge di attuazione per il (nuovo) principio costituzionale del pareggio di bilancio, la Lega è nuovamente tra le fila dei favorevoli. Non solo. Il primo firmatario per il provvedimento di iniziativa parlamentare è Giancarlo Giorgetti, ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro di Matteo Salvini.

E alle successive elezioni, nel programma della Lega (con cui poi verrà eletto pure Salvini, che però rinuncerà per mantenere il seggio da europarlamentare), la promessa di "istituzioni adeguate e moderne" per "favorire lo sviluppo del paese" sarà possibile proprio "con la piena entrata in vigore della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio e della relativa Legge rafforzata".

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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