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Quali Regioni rischiano di passare in zona gialla con i nuovi parametri

Con i nuovi parametri che determinano i colori delle Regioni il governo ha spostato il peso dall’incidenza del virus all’ospedalizzazione e al tasso di occupazione delle terapie intensive. Le soglie d’ingresso in zona gialla, arancione e rossa sono già definite, anche se – per ora – nessuna Regione ci si avvicina particolarmente. Saranno decisivi ancora una volta i dati del monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I nuovi parametri per i colori delle Regioni, contenuti nel decreto varato ieri in Consiglio dei ministri, entreranno subito in vigore. Niente zona gialla per chi temeva di rientrarci già da lunedì, e ci sarebbe rientrato se il sistema fosse basato ancora solo sull'incidenza settimanale. Il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità di oggi confermerà che nessuna Regione, per ora, cambierà colore. I nuovi criteri sono incentrati sull'occupazione delle terapie intensive e sull'ospedalizzazione: con una percentuale di posti occupati in rianimazione superiore al 10% e in area medica superiore al 15% si va in zona gialla; se superiori rispettivamente a 20% e 30% si va in zona arancione; se oltre il 30% e il 40% si va in zona rossa. Al momento nessuna Regione è vicina a queste percentuali.

Chi rischia la zona gialla, arancione e rossa con i nuovi indicatori

Con i nuovi parametri la zona gialla si allontana rapidamente, ma non è comunque un'ipotesi remota. Certo, le Regioni che oggi rischiavano di veder cambiare colore con un'ordinanza del ministro Speranza possono tirare un sospiro di sollievo, ma l'attenzione ora è tutta puntata sugli ospedali. Il dato sull'occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva viene reso pubblico tutti i venerdì durante il monitoraggio dell'Iss: quello della scorsa settimana, visto che quello di oggi ancora non è uscito, ci dice che tutte le Regioni sono ancora distanti dalle soglie di ingresso in zona gialla. Ad avere i valori più alti sono la Campania (2,4% per le rianimazioni e 5,1% per le ospedalizzazioni) e la Sicilia (rispettivamente 3,1% e 4,6%). In ogni caso ben lontani dalle soglie del 10% per le terapie intensive e del 15% per l'area medica stabilite per il passaggio in giallo. Ci sono Regioni, invece, che hanno un valore leggermente più alto della media per quanto riguarda le rianimazioni, ma più basso per le ospedalizzazioni: il Lazio (2,7% e 2,0%), la Liguria (2,8% e 0,6%), la Toscana (3,4% e 1,1%).

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Quali sono le differenze tra zona bianca e zona gialla

Tra zona bianca e zona gialla le differenze sono pochissime. Il motivo è semplice: con i decreti legge firmati dal governo in primavera e il calendario delle riaperture messo in campo, le restrizioni sono decadute poco alla volta fino al primo luglio. Le uniche attività ancora chiuse sono le discoteche, come confermato anche ieri dal governo. In zona gialla tutte le altre attività economiche sono ripartite durante il mese di giugno, il coprifuoco è stato eliminato e non ci sono limiti alla circolazione. In zona bianca, però, è stato eliminato l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto, che invece in zona gialla è ancora presente. L'altra differenza fondamentale riguarda i ristoranti: in zona bianca c'è il limite delle sei persone al tavolo all'interno e nessun tetto massimo all'esterno, dove sono permesse anche lunghe tavolate; in zona gialla c'è il limite di quattro persone non conviventi al tavolo, sia dentro che fuori.

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