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Presidi a Fanpage.it: “Protocollo quarantene in classe è solito scaribarile su dirigenti scolastici”

Il nuovo documento per la gestione dei contatti positivi e delle quarantene a scuola non convince i presidi italiani: “Quello che ci lascia perplessi è il solito scaricabarile sui presidi. Se le Asl non riescono a intervenire si buttano sul preside e sul suo team una serie di incombenze che sono di natura prettamente sanitaria”, ha detto Mario Rusconi, presidente dell’Anp Roma e vicepresidente Anp Lazio, in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nuova circolare del ministero sulle regole di sicurezza a scuola non convince i presidi italiani. Secondo il documento varato ieri sera la didattica a distanza sarà meno frequente, e comunque sarà una misura considerata solo nel caso ci siano tre casi Covid in classe, tra docenti e studenti. Il protocollo contiene una revisione del sistema di gestione dei contatti dei casi confermati di infezione, anche alla luce dell'aumento della copertura vaccinale e della riduzione della circolazione del virus. Le scuole hanno retto complessivamente la prova della riapertura, e per il momento l'emergenza appare sotto controllo, soprattutto negli istituti superiori. Un aumento del numero di positivi si registra invece nelle scuole elementari e alle medie, visto che in quella fascia d'età gli studenti non sono protetti dal virus, perché non vaccinati.

Secondo le nuove regole non è prevista alcuna didattica a distanza se c'è un solo positivo in classe; se i casi sono due sarà disposta una quarantena "selettiva" a seconda se si sia vaccinati o meno, mentre si resta tutti a casa se i casi sono almeno tre, sia tra gli alunni che tra i docenti. L’isolamento dura 7 giorni per i vaccinati e 10 per i non vaccinati.

Il testo della circolare dice chiaramente che "le procedure di gestione dei contatti a livello scolastico dovrebbero essere semplificate attraverso un sistema che preveda una serie di automatismi, nel rispetto della normativa vigente della privacy, gestibili sin dalle prime fasi direttamente dal dirigente scolastico e dal referente scolastico Covid-19, in stretta collaborazione con il DdP". Ed è questo il punto che non piace ai sindacati e ai diretti interessati, cioè i presidi italiani: non convince che la responsabilità di decidere sulle quarantene, che dovrebbe essere gestita esclusivamente dalle autorità sanitarie, venga data in prima battuta ai dirigenti scolastici.

Anche se, spiega la circolare, "Resta inteso che a tali automatismi potranno seguire eventuali azioni di sanità pubblica, specifiche e puntuali, in seguito alla valutazione del rischio effettuata dal DdP, che rimane comunque incaricato della disposizione delle misure da intraprendere (inclusi l'isolamento dei casi, la quarantena dei contatti e le tempistiche per il rientro a Scuola degli alunni/studenti/operatori scolastici)".

Ma se le autorità preposte non sono in grado di intervenire il dirigente è autorizzato a intervenire sospendendo le attività in presenza, comunicando le disposizioni agli studenti, ai genitori e agli insegnanti che sono stati a contatto con un caso Covid confermato – nelle 48 ore precedenti la comparsa dei sintomi o nelle 48 ore antecedenti la data dell'esecuzione del test risultato positivo, se il caso è asintomatico – in attesa di eventuali misure adottate dal Dipartimento di prevenzione. Sarà il referente Covid a comunicare alla Asl le misure adottate dall'istituto.

Mario Rusconi, presidente dell'Anp Roma e vicepresidente Anp Lazio, contattato da Fanpage.it, spiega i dubbi dei presidi sulle nuove norme: "Il protocollo si sicurezza è certamente un passo in avanti per quanto riguarda la possibilità di fare lezione in presenza, perché evita che tutta la classe vada automaticamente in quarantena nel caso ci sia un positivo. Ma quello che ci lascia perplessi è il solito scaricabarile sui presidi. Se le Asl non riescono a intervenire, ed è quasi sottinteso che la maggior parte delle volte non riescono ad agire tempestivamente per varie ragioni, si buttano sul preside e sul suo team una serie di incombenze che sono di natura prettamente sanitaria".

"Ma c'è anche il fatto che il Garante della privacy dice che la scuola non può trattare dati sanitari, per cui non può chiedere se i ragazzi hanno o meno il green pass o se sono o meno vaccinati. Ma d'altra parte in questo documento si dice che il preside e il suo gruppo di lavoro devono trattare dati sanitari. A questo punto chiediamo che le varie istituzioni si mettano d'accordo. Non vorremmo che anche questa volta, come già accaduto nei mesi scorsi, ci fosse un intervento del Garante. Chi ci comunica che ci sono dei ragazzi positivi in classe? La famiglia? Il medico? È la scuola che deve informarsi sullo stato di salute dei ragazzi? Ci sono aspetti che rimangono molto vaghi, vorremmo delle delucidazioni. Voglio sperare che queste linee guida siano state già concordate con il Garante". 

Anp favorevole alla terza dose per i docenti

La possibilità che si allarghi la somministrazione della terza dose anche ai docenti e al personale scolastico è sempre più concreta. "Siamo favorevolissimi, pur non essendo vaccinologi. Da quello che sappiamo il richiamo per la terza dose per insegnanti serve ad allontanare ancora di più lo spettro della diffusione dell'infezione", ha detto Rusconi.

"Secondo quello che segnalano diversi colleghi presidi sparsi nel territorio il virus a scuola in questo momento si sta diffondendo prevalentemente tra i bambini più piccoli, nelle scuole elementari e medie, perché fino a 12 anni i ragazzi non sono immunizzati. Alle superiori la situazione è abbastanza sotto controllo".

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