Si muore letteralmente di caldo e nessuno tutela i rider: il nuovo episodio di “Nel Caso Te Lo Fossi Perso”

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Ogni anno vediamo intensificarsi ormai gli effetti del cambiamento climatico. Gli eventi estremi come le alluvioni, i nubifragi, la siccità, gli incendi. E poi le ondate di calore, sempre più torride. Il clima sta cambiando: dobbiamo agire per contrastare il fenomeno prima che sia troppo tardi, sì. Ma nel frattempo dobbiamo anche adattarci. Ad esempio, lavorare all’aperto nelle ore centrali della giornata – come fa chi lavora in agricoltura o in edilizia, ad esempio – è diventato insostenibile nei mesi estivi. Anzi, è diventato pericoloso.
Il governo italiano ha approvato un protocollo sull’emergenza climatica, proprio per ridurre i rischi a cui sono esposti questi lavoratori. Dentro questo protocollo ci sono il ricorso agli ammortizzatori sociali – cioè alla cassa integrazione – la riorganizzazione di turni e orari, delle linee guida sull’abbigliamento da indossare. I datori di lavoro dovranno consultare i bollettini ufficiali sul meteo, monitorando preventivamente la situazione
Ma non è solo il governo a intervenire. Diverse Regioni hanno vietato di lavorare all’aperto nelle ore più calde ad alcune categorie di lavoratori. Il problema è che, a parte il Piemonte, nessuna ha incluso i rider in queste categorie. Quindi questi lavoratori, che chiaramente vedono il picco di lavoro proprio all’ora di pranzo, continuano a fare le consegne per le città, sfrecciando in bici da un posto all’altro con 40 gradi. Per tanti di loro fermarsi non è un’opzione. O si affronta il caldo, o per quel giorno non si guadagna.
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