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Governo esclude controllo della Corte dei Conti sul Pnrr. Fitto: “Nessuno scontro con i giudici”

Dopo l’esclusione del cosiddetto controllo concomitante della Corte dei conti sugli investimenti relativi al Pnrr, il ministro Fitto esclude uno scontro tra governo e magistrati contabili: “Domani ci confronteremo, non c’è nessuna polemica con la Corte dei Conti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Lo scontro di regola si fa in due, sfido chiunque a trovare una sola parola del governo che sia andata contro qualcuno, in questo caso la Corte dei conti. È evidente che c'è rispetto, così come il governo chiede a tutti i i suoi interlocutori lo stesso rispetto". È quanto ha detto il ministro degli Affari europei e Pnrr, Raffaele Fitto, in conferenza stampa dopo la cabina di regia sul piano, rispondendo a una domanda sulla polemica degli ultimi giorni, alla vigilia dell'incontro che ci sarà domani a Palazzo Chigi con i vertici della Corte dei conti.

All'incontro, previsto nel pomeriggio, ci saranno per l'esecutivo i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari nonché il ministro Raffaele Fitto, ‘titolare' della partita del Recovery plan. Non sarà presente, invece, la premier Giorgia Meloni, domani attesa a Chisinau, in Moldavia, per il vertice della Comunità politica europea, e poi al Quirinale, per il ricevimento del 2 giugno.

Il ministro Fitto ha risposto in conferenza stampa in merito all'emendamento al decreto Pubblica amministrazione sulla Corte dei Conti, che introduce una ‘stretta' sui poteri dei magistrati contabili, a partire dal controllo sul Pnrr, che è stato presentato oggi nelle commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera.

L'emendamento in questione contiene due norme diverse riguardanti i controlli della Corte dei Conti: la prima è una proroga di un anno fino al 30 giugno 2024 del cosiddetto scudo sulle norme riguardanti il danno erariale, che prevedono il non riconoscimento del danno erariale nei casi di colpa grave del funzionario; la seconda norma invece sottrae alla Corte dei Conti il cosiddetto controllo concomitante, cioè in itinere, su tutte le spese dei fondi del Pnrr. Il controllo concomitante è quello, secondo quanto prevede la legge, che può essere chiesto dalle Commissioni parlamentari.

"Non ho da rispondere alla Corte dei Conti, sono i fatti che rispondono – ha aggiunto il ministro – Il tema della proroga non riguarda il governo Meloni, è stato deciso dal governo Conte, è arrivato il governo Draghi che l'ha prorogata, ora arriviamo noi la proroghiamo e scoppia il caso. Non sembra singolare? Io dico di sì. Oggi si fa questa discussione che ieri, in questi termini, non si è fatta. Domani ci confronteremo, non c'è nessuna polemica con la Corte dei Conti". 

L'emendamento del governo al decreto Pa sulla Corte dei Conti proroga di un anno, "nelle more di una complessiva revisione della disciplina sulla responsabilità amministrativo-contabile", dal 30 giugno 2023 al 30 giugno 2024, quanto disposto dall'articolo 21 comma 2 della legge 11 settembre 2020 sulla responsabilità erariale "Limitatamente ai fatti commessi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 30 giugno 2023, la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica per l'azione di responsabilità di cui all'articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, è limitata ai casi in cui la produzione del danno conseguente alla condotta del soggetto agente è da lui dolosamente voluta. La limitazione di responsabilità prevista dal primo periodo non si applica per i danni cagionati da omissione o inerzia del soggetto agente".

Inoltre, l'emendamento modifica anche l'articolo 22 della stessa legge, che recita: "La Corte dei conti, anche a richiesta del Governo o delle competenti Commissioni parlamentari, svolge il controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell'economia nazionale. L'eventuale accertamento di gravi irregolarità gestionali, ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell'erogazione di contributi secondo le vigenti procedure amministrative e contabili, è immediatamente trasmesso all'amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale".

La proposta di modifica presentata dall'esecutivo dispone invece: "Dopo le parole: "dell'economia nazionale" sono inserite le seguenti: "ad esclusione di quelli previsti o finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui al regolamento (Ue) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 ovvero dal Piano nazionale per gli investimenti complementari di cui al decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 luglio 2021, n. 101". 

L'attacco delle opposizioni

"Il governo ha presentato in commissione l'emendamento che neutralizza i poteri di controllo della Corte dei Conti sulla spesa dei fondi del Pnrr. Questo rappresenta un attacco al ruolo di un organo autonomo e indipendente, che agisce in base all'articolo 103 della Costituzione. Il governo Meloni deve rispettare l'indipendenza della Corte dei Conti e garantire la trasparenza e la corretta gestione dei fondi pubblici", ha detto in una nota Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde deputato di AVS.

"L’emendamento del Governo che estromette la Corte dei Conti dal controllo sul Pnrr è una inaccettabile forzatura. Cambia in corso d’opera delicati equilibri istituzionali e depotenzia le prerogative di verifica del Parlamento. Va ritirato", ha scritto su Twitter Antonio Misiani, senatore e responsabile Economia della segreteria Pd.

"Qualche giorno fa la Corte dei Conti ha osato rilevare che nei primi quattro mesi del 2023 sono stati spesi solo 1,1 miliardi degli oltre 32 previsti dal Pnrr per tutto l'anno. Gravissimo: delitto di lesa maestà del Governo! Anziché mettersi al lavoro per rimediare, il Governo ha pensato bene di presentare un emendamento per far saltare questo "controllo concomitante" su come vengono spesi i soldi del Pnrr". A questo "ci opporremo con tutte le nostre forze", ha scritto su Facebook il leader M5s, Giuseppe Conte.

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