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Per Giorgia Meloni è “difesa della cristianità”, ma Ungheria e Polonia calpestano i diritti civili

“I soliti noti dell’eurosistema, di cui ormai fa parte anche il M5S oltre al PD, vogliono vigliaccamente utilizzare i soldi del Recovery Fund per piegare quelle Nazioni, come Polonia e Ungheria, che vogliono difendere le radici classiche e cristiane d’Europa e i propri confini dall’immigrazione illegale di massa”: così Giorgia Meloni difende i suoi alleati sovranisti e attacca l’Unione europea. Ma nella sua retorica alcune cose non tornano. E un tentativo di frenare le derive autoritarie viene dipinto come una dittatura per puro amore della propaganda anti-europeista. Ma a rimetterci sono tutti i cittadini europei, italiani compresi.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni deve avere le idee un po' confuse su quanto sta accadendo in questi giorni in Europa. "I soliti noti dell’eurosistema, di cui ormai fa parte anche il M5S oltre al PD, vogliono vigliaccamente utilizzare i soldi del Recovery Fund per piegare quelle Nazioni, come Polonia e Ungheria, che vogliono difendere le radici classiche e cristiane d’Europa e i propri confini dall’immigrazione illegale di massa", scrive su Facebook la leader di Fratelli d'Italia. E ancora: “Se non accettate la clausola dello stato di diritto (cioè cedere la propria sovranità all’eurosistema) niente soldi per combattere il covid”. Quanto fa schifo questo ricatto? Al momento Polonia e Ungheria hanno risposto come era facile prevedere: non si sono piegati e hanno posto il veto sul bilancio UE. Di chi è la colpa di questo stallo secondo voi? Di chi crede di poter comprare la libertà e la sovranità dei popoli europei o di chi le difende?". Ma stato di diritto, perché è questo il principio che Ungheria e Polonia non hanno intenzione di rispettare, e "cedere la propria sovranità all'eurosistema" sono due cose ben diverse. Così come "la difesa delle radici classiche e cristiane d'Europa" ha ben poco a che vedere con le leggi liberticide di Varsavia e Budapest, che calpestano i diritti civili dei propri cittadini nel cuore dell'Unione europea. La quale, fortunatamente, tutela gli standard democratici quando questi vengono violati.

Per questa ragione Bruxelles vuole legare il rispetto dello stato di diritto all'erogazione dei fondi europei. Affinché questi non finiscano nelle mani di quegli Stati membri che mettono in discussione i principi democratici e i diritti fondamentali dei loro cittadini. Per stato di diritto si intende il riconoscimento della supremazia della legge sugli altri poteri: rule of law in inglese, il governo della legge. Uno strumento che protegge i popoli europei dallo spettro della dittatura, una colonna portante dell'ideale di Europa democratica, liberale e progressista. Che però negli ultimi anni, specialmente nell'Europa dell'Est viene messo in pericolo da alcune leggi, come quelle che vietano l'aborto in Polonia o quelle che calpestano i diritti civili degli omosessuali in Ungheria.

Facciamo un passo indietro. Viste le derive documentate in alcuni Paesi, di cui fanno parte, oltre alle leggi già citate, anche la sottomissione del potere giudiziario a quello politico o i tentativi di reprimere la stampa, l'Ue ha pensato di vincolare la distribuzione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. I soldi vengono erogati secondo un bilancio a lungo termine e al prossimo sono legate anche le risorse del Recovery Fund. Queste però rischiano di rimanere bloccate a Bruxelles in quanto Ungheria e Polonia hanno posto il veto al prossimo quadro finanziario. Un tentativo di esercitare pressione (vista anche la delicatezza dello scenario economico) affinché l'Europa faccia un passo indietro rispetto al meccanismo dello stato di diritto.

Tutte precisazioni che Meloni non fa nel suo attacco a Bruxelles. Perché ciò che le interessa è altro: è difendere la retorica sovranista, che per la leader di Fratelli d'Italia non è altro che difesa dell'identità europea. La quale, tuttavia, si è formata proprio a partire dagli ideali che oggi sono in pericolo nei Paesi di Viktor Orbán (premier ungherese) e Jarosław Kaczyński (a capo del partito al governo polacco). Per la propaganda è semplice capovolgere la razionalità e si finisce che un tentativo di frenare le derive autoritarie viene dipinto come una dittatura. Chi in Italia accusa l'Europa di essere dispotica, è lo stesso che poi difende quei governi di estrema destra che cercano appropriarsi di poteri assoluti e usarli per reprimere le liberà fondamentali dei cittadini.

Se l'Europa non tollera le derive antidemocratiche di Polonia e Ungheria, allora è un oppressore che tenta di piegare le nazioni e comprare le loro libertà. Ma quando Ungheria e Polonia non rispettano i principi civili e i valori fondamentali della società liberale e democratica, per Meloni stanno semplicemente difendendo la loro sovranità e proteggendo la loro cultura. E in tutto questo chi ci rimetterà saranno proprio i cittadini di quei Paesi che rispettano lo stato di diritto. Come l'Italia, che Meloni dovrebbe rappresentare, ma che a quanto pare viene dopo la retorica sovranista. Ponendo il veto al principio che vincola lo stato di diritto al bilancio Ue, Budapest e Varsavia rischiano di far tardare le risorse europee messe in campo contro l'emergenza coronavirus. Fondi che servono a sostenere durante la crisi anche imprese e lavoratori italiani.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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