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Nomine partecipate, opposizione attacca: “Tutte scelte discutibili”. E su Cingolani: “Incompatibile”

Sulle nomine dei vertici delle grandi partecipate stati l’opposizione ha qualcosa da ridire. Per il Pd sono “scelte discutibili”, fatte senza visione strategica, ma solo in gioco a un regolamento degli equilibri di potere in maggioranza. Per i Verdi, poi, c’è un problema di non poco conto sull’ex ministro Cingolani: “È incompatibile con l’incarico”
A cura di Annalisa Girardi
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Non sarebbe stata una partita semplice, ma alla fine il governo ha chiuso la partita sulle nomine dei vertici delle partecipate. Oggi il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, in un'intervista al Corriere della Sera, ha smentito che ci sia stata una "lunga notte di trattative" e che le scelte fatte, "tutte di alto profilo", non farebbero altro che dimostrare "la grande serietà di questo governo". Non è della stessa opinione il Partito democratico, che parla di una "mera operazione di potere all'interno della maggioranza" finita in "scelte discutibili". Lo ha detto il responsabile economico dem, Antonio Misiani, secondo nel capitolo delle nomine sarebbe mancata una visione strategia e il tutto si sarebbe esaurito in "un regolamento dei rapporti di forza nella maggioranza, senza alcuna connessione con i grandi obiettivi per il Paese".

Tra i nomi indicati dal governo c'è stata la conferma di Claudio Descalzi all'Eni e Matteo Del Fante come amministratore delegato di Poste italiane. La presidente di quest'ultima è diventata Silvia Rovere, mentre il nuovo presidente dell'Eni sarà Giuseppe Zafarana. La nuova ad di Terna sarà Giuseppina Di Foggia, prima donna a guidare in questa carica una grande partecipata pubblica. Il presidente sarà invece Igor De Biasio. All'Enel sono invece arrivati Paolo Scaroni come presidente e Flavio Cattaneo come ad. A Leonardo, rispettivamente, Stefano Pontecorvo e l'ex ministro Roberto Cingolani.

Proprio su quest'ultimo non sono mancati retroscena e polemiche. Secondo alcune voci di corridoio ci sarebbe Mario Draghi dietro la nomina ai vertici di Leonardo. "No, è stata una scelta di visione – ha detto Fazzolari al Corriere – L'Ucraina ci ha insegnato che la Difesa deve essere all'avanguardia nella tecnologia". Per alcuni, però, ci sarebbe un vero e proprio problema di incompatibilità di ruoli. La sua nomina, infatti, violerebbe l'articolo 2, comma 4, della legge numero 215 del 20 luglio 2004, quella sul conflitto di interessi: a dirlo è il leader dei Verdi, Angelo Bonelli.

"Un ex ministro non può ricoprire incarichi in enti di diritto pubblico, società a scopo di lucro, nei 12 mesi successivi dal termine della carica di governo. L’ex ministro Cingolani ha cessato dalla carica il 21 ottobre 2022 ovvero circa 6 mesi fa. Leonardo inoltre opera anche nei settori ambientali e Cingolani era proprio il ministro della Transizione Ecologica. A tal proposito, abbiamo chiesto all’autorità garante della concorrenza e del mercato di valutare l’eventuale violazione", ha detto.

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