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Totò Riina è morto, la mafia no

Minniti: “Dopo morte Riina le mafie torneranno a votare, partiti firmino patto di civiltà”

In un’intervista su Repubblica il ministro degli Interni Marco Minniti spiega che non bisogna pensare che la morte di Riina equivalga alla scomparsa della mafia. E chiede che i partiti firmino un “patto di civiltà”, cioè un impegno ufficiale a rifiutare il voto delle mafie.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Le mafie votano e fanno votare. Offrono voti e poteri alla politica" Marco Minniti in un'intervista su Repubblica lancia il suo monito, dopo la morte del boss di Corleone, spiegando che contro la mafia per garantire la legalità non basta la repressione.

È necessario che i politici firmino un vero e proprio "patto di civiltà" in nome della democrazia: "Tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie. Riina ha guidato due mafie: quella che si infiltra nelle pieghe dello Stato e quella che lancia allo Stato la sfida stragista. Ma alla fine ha perso".

Ma la morte di Riina, Minniti lo sottolinea, non equivale alla sconfitta della mafia, significa solo che l'organizzazione criminale ha cambiato pelle, è ferita, ma esiste: "Le mafie hanno ormai una perfetta dimensione glocal" e per combatterle serve anche "una risposta internazionale. Il ministro degli Interni aggiunge che oggi i criminali hanno "Forte proiezione sui mercati globali, attraverso l’enorme massa di denaro generata dalle droghe e movimentata da un’aristocrazia finanziaria difficile da smascherare. Dunque, arcaicità nei principi e modernità nel modus operandi. Riina è arrivato al confine di questo connubio, poi è uscito di scena. Ma ora la minaccia non è affatto svanita: si è fatta solo più sofisticata e complessa". 

E cita la strage di Duisburg connessa a una faida familiare a San Luca in Calabria, che ha dimostrato come da un paesino del Sud Italia si possono avere ripercussioni nel cuore della Germania industrializzata. "Per questo – afferma Minniti – è necessario varare al più presto una Procura europea Anti-mafia e Anti-terrorismo ed eliminare in fretta le asimmetrie tra le diverse legislazioni sull'attacco ai beni mafiosi". A livello nazionale, spiega Minniti, "questa guerra si vince con il concorso di tre "eserciti". Il primo è lo Stato. Non dobbiamo abbandonare per un solo attimo la lotta. Questo significa ricerca dei latitanti: è essenziale arrestare Matteo Messina Denaro. Significa attacco ai capitali mafiosi: era essenziale approvare il nuovo Codice anti-mafia". Parla poi del controllo sul territorio, come il presidio che è stato organizzato in occasione delle elezioni a Ostia. "Il secondo esercito sono i cittadini, perché senza partecipazione popolare questa guerra non si vince. Il terzo è la politica, che è il vero cuore del problema". Ci vuole quindi una presa di consapevolezza di tutte le forze politiche in campo, per questo il ministro chiede un atto pubblico e dimostrativo.

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