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Migranti, il piano di Moavero Milanesi: “Usciamo dalla tirannia delle emergenze e dell’emotività”

Basta con le procedure caso per caso, cercando ogni volta soluzioni d’emergenza: per il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, va finalmente trovata una soluzione europea. Altrimenti, ogni Paese continuerà a “reagire in maniera sovranista”. Il ministro presenterà oggi a Bruxelles il suo piano: bisogna tenere conto del fatto che, quando prendono il largo, i migranti non cercano la costa italiana o maltese, afferma Moavero Milanesi, ma cercano l’Europa.
A cura di Annalisa Girardi
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"Per governare simili flussi occorre una politica comune europea che stabilisca bene cosa si fa, collaborando. Gli Stati non vanno lasciati soli ad affrontare l’emergenza con strumenti parziali e inevitabilmente egoistici": il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, presenterà oggi a Bruxelles, al Consiglio Affari Esteri, un piano da cui lavora dal giorno dell'insediamento del governo gialloverde per gestire al meglio i flussi migratori. Lo anticipa in un'intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, dopo la riunione la scorsa settimana con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

Per Moavero Milanesi è fondamentale "uscire dalla tirannia delle emergenze e dell'emotività", protagonista fino ad oggi nella gestione di sbarchi e accoglienza dei migranti, in cui "obiettivamente ogni Paese tende a reagire in maniera sovranista", per applicare invece "una vera politica europea equilibrata". Non si può, quindi, continuare a "procedere caso per caso, cercando ogni volta soluzioni d'emergenza", ma è necessario "trovare un meccanismo strutturato, di carattere stabile". Sottolineando l'importanza di "allargare la riflessione all'insieme dei flussi migratori", il ministro precisa che i migranti non prendono il largo per la costa italiana, maltese o greca, ma "cercano l'Europa", ragion per cui va trovata una soluzione in una cornice europea. Per fare questo, bisogna in primo luogo intervenire prima della partenza con maggiori investimenti e progetti in quei Paesi da dove arrivano i flussi migratori: "Le risorse necessarie sono ingenti e proprio per questo il tema deve entrare nei negoziati sul Quadro finanziario europeo 2021-2027. Per raccoglierle si può anche pensare all'emissione di appositi titoli europei di debito". Un meccanismo di questo tipo non bloccherà le partenze, indica Moavero Milanesi, ma si garantirebbe alle persone che richiedono legittimamente la protezione internazionale di farlo nel Paese in pace più vicino. "E se l'asilo viene riconosciuto, il rifugiato dovrebbe viaggiare verso l'Europa attraverso corridoi umanitari, senza dover pagare i trafficanti".

"Il salvataggio in mare è un dovere e un obbligo morale"

L'Unione europea deve quindi garantire, come ha già fatto anche l'Italia, il trasporto di quelle persone di cui già è noto il diritto all'asilo: "Chi ne ha diritto deve poter viaggiare in condizioni degne, non in mano ai criminali", continua il ministro, sottolineando che un sistema di questo tipo, però, può funzionare solo se la maggior parte degli Stati europei aderisce, specialmente quelli più grandi. "Per la ripartizione ci vuole un metodo con criteri oggettivi e chiari. Inoltre, gli uffici europei per la valutazione delle domande di asilo, se funzionano bene, potrebbero anche vagliare domande di lavoro fatte da chi emigra per ragioni economiche o a causa dei radicali mutamenti climatici. Se trovassero offerte di lavoro in qualche Paese europeo, anche queste persone potrebbero cosi viaggiare al sicuro". Nemmeno questo, tuttavia, fermerà al cento per cento l'azione dei trafficanti: "Ci vuole una seria organizzata lotta al traffico di esseri umani, con più cooperazione fra le forze di polizia e di sicurezza europee".

Scatta quindi la domanda sulle missioni navali europee. La missione europea Sophia, fino ad un anno fa incaricata di pattugliare il Mediterraneo intervenendo in caso di naufragi, era stata sospesa in seguito a delle dichiarazioni di Matteo Salvini che l'aveva definita "inutile e dannosa". Per il ministro degli Esteri, invece, è possibile riportare missioni di questo tipo nel Mediterraneo, ma individuano le giuste regole: "Il salvataggio in mare è un dovere antico, previsto da tutte le convenzioni ed è un obbligo morale. Le missioni europee nel Mediterraneo servono vari obiettivi, ma non possono continuare a prevedere che tutti i salvati siano portati in Italia. Nessun Paese può diventare la piattaforma europea degli sbarchi".

Per evitare quindi una situazione di questo tipo, quindi, "lo sbarco va scollegato dal concetto di primo arrivo stabilito da Dublino": meglio creare una sorta di aree franche nei diversi Paesi, dei "centri controllati" in cui "il soggiorno di chi sbarca sarebbe di pochi giorni perché poi le persone andrebbero subito distribuite anche in altri Stati Ue dove si verificherebbe il loro diritto all'asilo". In questo modo, "operando su numeri ripartiti e minori, tutto procederebbe meglio". L'ultimo punto dello schema di Moavero Milanesi è quello dei rimpatri, per cui è necessario stipulare accordi di riammissione in Paesi terzi a livello di Unione europea e non di singolo Stato.

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