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Migranti, il comandante della Ong Open Arms: “Proviamo rabbia e dolore, queste morti sono responsabilità politica”

Il comandante della nave della Ong Open Arms che ha salvato Josephine e ritrovato i cadaveri della donna e del bambino abbandonati dalla Guardia Costiera Libica attacca Matteo Salvini: “Fake news? A bordo della Open Arms siamo in trenta, tra cui anche alcuni giornalisti. Tutto quel che è successo è stato documentato e registrato: è incredibile che si possa  sostenere che è una fake news”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il governo italiano non dà sicurezza, per questo la Ong Open Arms ha deciso di non far sbarcare Josephine nonostante l'offerta. A raccontare il clima a bordo della nave della Ong, che ha deciso di sbarcare in Spagna, è il comandante Riccardo Gatti in un'intervista concessa a Repubblica. Josephine, la donna del Camerun salvata ieri dopo il presunto attacco della Guardia Costiera Libica, "è ancora sotto shock. Molto provata, disidratata. Bisogna lasciarla tranquilla perché sarà duro per lei superare quello che ha vissuto negli ultimi mesi in Libia e le 48 ore trascorse in balia delle onde con accanto i cadaveri dell'altra donna e del bambino. Adesso è nella cabina dell'infermeria, assistita dai nostri operatori. L'unica cosa che ha detto quando l'abbiamo recuperata è stata: ‘No Libia, no Libia'. Poi più nulla", racconta Gatti.

E i due cadaveri? Cosa si prova a viaggiare con vivi e con morti, costretti a stare in mare per almeno altri tre giorni?
"I corpi di quel bambino e di quella donna li abbiamo sistemati, su indicazione dei nostri medici, in una zona refrigerata, per evitare che i cadaveri si decomponessero. Affrontare questo viaggio non è una bella sensazione. Proviamo rabbia e dolore. Perché non sono morti a causa di un terremoto o di un uragano. Sono morti riconducibili a precise responsabilità politiche, persone che potevano e dovevano essere salvate".

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini sostiene che si tratta di una fake news.
"Questa affermazione di Salvini non mi sorprende. Ma le sue dichiararazioni sono quello che sono e ribattere sarebbe una perdita di tempo. A bordo della Open Arms siamo in trenta, tra cui anche alcuni giornalisti. Tutto quel che è successo è stato documentato e registrato: è incredibile che si possa sostenere che è una fake news".

Perché vi siete rifiutati di attraccare a Catania, che vi era stata indicata come porto sicuro, dove comunque avrebbero accolto la donna sopravvissuta?
"Guarda caso ci avevano assegnato Catania, insomma la tana del lupo, dove l'inchiesta sarebbe stata condotta dal procuratore Carmelo Zuccaro che ha ingaggiato, con grande approvazione di Salvini, una battaglia personale contro le Ong. Zuccaro è stato il primo ad accusarci di favorire l'immigrazione clandestina e di presunti rapporti – sempre smentiti – con i trafficanti. È lo stesso magistrato che nei mesi scorsi aveva sequestrato la nave di Open Arms accusandoci di associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Accuse che i magistrati di Ragusa hanno smontato, disponendo il dissequestro della nave. In ogni caso avevamo già deciso di non approdare in Italia perché, ripeto, i toni e gli atteggiamenti del governo ci mettevano in una condizione di non tranquillità".

La Guardia costiera libica la ritenete affidabile?
"Assolutamente no, non abbiamo nessuna fiducia né a livello operativo né a livello dialettico. Loro minacciano, sparano e poi riportano in Libia i sopravvissuti che erano scappati dalle loro prigioni. E manco a farlo apposta la motovedetta libica che è intervenuta è la stessa che l'8 agosto del 2017 sparò contro di noi raffiche di mitra. Purtroppo non sappiamo cosa ci aspetterà ancora: ora si tenta di equiparare la Guardia costiera libica a quella italiana, con la quale per anni abbiamo lavorato in stretto coordinamento e in maniera efficace".

Ma adesso la Guardia costiera italiana è stata messa all'angolo. Perché?
"La Guardia costiera è un apparato dello Stato ed è costretta ad eseguire gli ordini della politica. Conoscendoli bene, so che in questo momento tutti gli ufficiali e i marinai non sono né contenti né orgogliosi di quello che sono costretti a fare".

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