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Open Arms, nave Astral sta facendo rotta verso la Spagna: “L’Italia non è un luogo sicuro”

La nave Astral di Open Arms sta facendo rotta verso la Spagna: “Dopo le dichiarazioni di ieri del ministro degli Interni Matteo Salvini, l’equipaggio di Open Arms ha deciso che in questo momento l’Italia non è un posto sicuro in cui sbarcare”, ha raccontato il deputato Erasmo Palazzotto, contattato da Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nave Astral dell'ong Proactiva Open Arms sta facendo rotta verso la Spagna, verso il porto di Palma di Maiorca. La nave dovrebbe arrivare nella capitale delle Baleari sabato. Ieri i volontari hanno ripescato dal mare, accanto a quel che restava di un gommone in avaria, i cadaveri di una donna e di un bambino, e sono riusciti a recuperare una donna, rimasta per 48 ore a galla aggrappata a un pezzo di legno. Era tutto quello che restava di un naufragio. Secondo l'accusa di Open Arms i tre sarebbero stati abbandonati in mare dalla Guardia costiera libica, perché le due donne hanno opposto resistenza: non volevano che la Marina militare li riportasse in Libia, da dove erano fuggite. Ma per il governo italiano si tratta di accuse infondate, e il ministro degli Interni Salvini ha parlato di fake news: "Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull'immigrazione clandestina. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti". 

"La donna sopravvissuta sta bene, si sta riprendendo", ha raccontato a Fanpage.it il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto, che da venerdì ha preso parte alla missione dell'ong  per seguirne le operazioni – "Dopo le dichiarazioni di ieri del ministro degli Interni Matteo Salvini, l'equipaggio di Open Arms ha deciso che in questo momento l'Italia non è un posto sicuro in cui sbarcare". La donna, Josepha, che viene viene dal Camerun, ha bisogno di assistenza, ma sta bene: ieri i soccorritori che l'hanno visitata hanno riscontrato i sintomi dell'ipotermia. Ma ora i volontari sono preoccupati per la sua incolumità: non sono certi che il governo italiano provvederebbe alla protezione, di cui ha diritto, garantendole la piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità. "Si teme che, sopravvissuta a questa ennesima tragedia, Josefa possa essere utilizzata per ottenere una verità di comodo solo per coprire le vere responsabilità dei libici"- Io le ho viste con i miei occhi", ha spiegato Palazzotto. Secondo il parlamentare l'Italia non è insomma un "porto sicuro": "non lo è per le Ong che rischiano di essere processate per aver salvato vite umane così come non lo è per chi viene salvato e rischia ancora una deportazione nei campi di concentramento libici".

Pertanto hanno chiesto al Centro di coordinamento marittimo spagnolo di assumere la guida delle operazioni. Il Viminale infatti ha sostanzialmente annunciato una sorta di contro inchiesta o contro versione rispetto alla dinamica dei fatti accaduti lunedì sera.

Sulla nave Astral ci sono anche i corpi senza vita della mamma e del bambino, che secondo i medici era deceduto poco prima dell'arrivo dei volontari dell'ong. Come ha raccontato la giornalista di Open Arms Annalisa Camilli, il corpicino senza nome è stato spostato dalla prua in un container con del ghiaccio: "Non ci sono celle frigorifere sulla nave che probabilmente dovrà sbarcare ancora una volta in Spagna".

Alla ong l'Italia aveva assegnato il porto di Catania nella serata di ieri, che si era offerta, come Malta, di evacuare la donna ferita. "Approdare in un porto italiano presenta molti fattori critici: il primo sono le parole del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha definito bugie e insulti la nostra ricostruzione", hanno spiegato da Open Arms. Inoltre secondo l'ong è "incomprensibile" il fatto che la disponibilità ad accogliere la migrante ferita "non sia stata accompagnata dalla stessa disponibilità per i due cadaveri ritrovati".

Giornalista libico difende la Guardia costiera: "Nessun uomo rimasto in mare"

"Ne siamo sicuri, quando siamo andati via non c'era più nessuno in acqua. Abbiamo i video dei soccorsi". Lo affermano, in un'intervista su Messaggero e Mattino, i giornalisti Nadja Kriewald della tv tedesca N-tv ed Emad Matoug, freelance libico, che nella notte di lunedì hanno assistito al salvataggio del gommone alla deriva. "Dopo la chiamata" – ha spiegato il giornalista libico – "i guardiacoste hanno perlustrato l'area per oltre un'ora per cercare il gommone alla deriva. Tre donne raccontano erano in condizioni difficili, a due è stata praticata la rianimazione, l'altra è stata portata, una volta arrivati in porto, direttamente in ospedale".

"So che le mie parole potranno essere strumentalizzate" – ha dichiarato la reporter tedesca – "ma ciò che ho visto io è che i libici hanno fatto un ottimo lavoro e dimostrato tanta umanità". 

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