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Messa a Pillon: “Giusto sostenere le studentesse donne, poche laureate in materie scientifiche”

La ministra dell’Università Maria Cristina Messa ha replicato al senatore Simone Pillon, secondo cui è un errore abbassare le tasse per ragazze che si iscrivono a corsi di laurea tecnico-scientifici: “Sostenere, anche con agevolazioni economiche, le ragazze non significa automaticamente fare un torto ai ragazzi. Superiamo questa logica di contrapposizione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La ministra dell'Università Maria Cristina Messa è tornata sul caso sollevato ieri dal senatore della Lega Simone Pillon, secondo cui l'idea dell'Università di Bari di incentivare l'iscrizione delle studentesse donne a corsi di laurea tecnico-scientifici, in genere frequentati prevalentemente da uomini, è sbagliata. "Sostenere, anche con agevolazioni economiche, le ragazze non significa automaticamente fare un torto ai ragazzi. Superiamo questa logica di contrapposizione, secondo la quale deve sempre esserci qualcuno che ‘perde' laddove un altro ‘guadagna'", ha detto la ministra, interpellata al telefono dall'ANSA.

L'Ateneo di Bari ha proposto di abbassare le tasse universitarie per l'anno accademico 2021/2022 alle studentesse che scelgono di iscriversi a corsi in cui la presenza femminile non raggiunge il 30%, per tentare di combattere il gender gap. "Incentivare, come ha deciso di fare l'ateneo di Bari, partecipazione, scambio, confronto, tentare nuove strade per essere attrattivi e competitivi è sempre una scommessa che vale la pena giocare". 

Cosa ha detto il senatore Simone Pillon

Ma il senatore della Lega Pillon si è detto contrario all'iniziativa, ipotizzando che dietro questa decisione ci fossero i "cultori del Gender, secondo i quali ci DEVONO essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di uomini a fare puericultura". Il senatore si è spinto anche oltre, commentato così: "L'università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi. È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all'accudimento, come per esempio ostetricia". E ancora: "Ovviamente ognuno è libero, e ci sono le sacrosante eccezioni, ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre. Imporre ai maschi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società".

I dati dell'università italiana sulla presenza femminile

La ministra Messa ha ricordato i numeri diffusi da AlmaLaurea, relativi all'anno accademico 2019/2020, che mostrano chiaramente quale sia la percentuale di uomini e donne all'interno dell'università italiana e in particolare in alcuni ambiti specifici, come le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Secondo il ‘Focus sulle carriere femminili in ambito accademico – a.a. 2019/2020' diffuso a marzo dal ministero, "Nell'anno accademico 2019/2020 – ha sottolineato Maria Cristina Messa – su 1.730.563 iscritti ai corsi di laurea, le studentesse rappresentano più della metà della popolazione studentesca, sia complessivamente (55,8%), sia nella maggior parte degli ambiti. Si registra un picco nell'area ‘Humanities and the Arts' (78%), tradizionalmente scelta dalle studentesse, mentre la loro presenza diminuisce negli ambiti di carattere più scientifico o tecnico raggiungendo i livelli più bassi nell'area ‘Agricultural and veterinary sciences' (47,9%) e soprattutto nell'area ‘Engineering and technology' (27,1%)".

Se si guarda alla distribuzione delle laureate per settore di studi nel 2019, il 56,9% dei 338.694 laureati è costituito da donne e, anche in questo caso, agli estremi della distribuzione troviamo da una parte l'area ‘Humanities and the Arts' (79,5%) e dall'altra l'area ‘Engineering and technology'. "I laureati in materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) – spiega ancora il ministero – sono coloro che hanno i tassi più alti di occupazione: a cinque anni dall'uscita dall'università, secondo un'indagine di AlmaLaurea del 2019, ingegneria avevano un tasso di occupazione del 93,9%, il settore economico-statistico il 92%".

"Di fronte a tutto questo – conclude la ministra dell'Università e della Ricerca riferendosi alle polemiche politiche di queste ore -, con i tassi di occupazione femminile che conosciamo e con la voglia, la necessità e gli sforzi di costruire un sistema-Paese a misura di giovani e di giovani donne con una forte attrazione anche verso le zone interne e del Sud, davvero servono commenti a ‘commenti' ?".

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