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Manovra, la Corte dei Conti: “Misure su contanti e Pos non sono in linea con Pnrr, bene riforma Rdc”

Le misure sul tetto al contante e sui pagamenti con il Pos non sono il linea con il Pnrr, la pace fiscale potrebbe far pensare ai contribuenti che sia meglio non pagare, ma sul reddito di cittadinanza è “necessaria” e “fortemente condivisibile” la riforma per separare il contrasto alla povertà dalle politiche attive per il lavoro. È quanto emerso dall’audizione della Corte dei Conti sulla manovra.
A cura di Annalisa Girardi
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"L'innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l'obiettivo di contrasto all'evasione fiscale previsto nel PNRR". A dirlo è il numero uno della Corte dei Conti, il presidente delle Sezioni riunite Enrico Flaccadoro, in una audizione alle commissioni di Bilancio. Un intervento tutto dedicato al commento della manovra del governo guidato da Giorgia Meloni.

Tra i primi appunti, quindi, un avvertimento sull'innalzamento del tetto al contante e lo stop alle sanzioni per i commercianti che non accettano i pagamenti elettronici sotto i 60 euro. Proprio queste due misure, del resto, sono quelle sotto la lente dell'Unione europea, che ne avrebbe già sottolineato la tendenza inversa rispetto agli obiettivi del Recovery Plan.

"Oltre ad incidere su alcuni elementi critici dell'attuale quadro economico, in primis i costi dell'energia, nonostante il limitato tempo a disposizione", ha poi proseguito Flaccadoro, "la manovra ha assunto dimensioni rilevanti, superiori a quelle degli ultimi anni", e consente già dal 2023 "importi significativi senza ricorrere in misura marcata a nuove entrate". Tuttavia, ha aggiunto, "permangono elementi di incertezza nel quadro di finanza pubblica".

E ancora: "Le traiettorie descritte dipendono in misura rilevante da variabili esterne, prima fra tutte il tasso di inflazione, ma anche dai tempi di rientro dell'emergenza energetica. (…) Nonostante la consistente iniezione di risorse europee, la spesa per investimenti stenta a decollare e il Pil effettivo e potenziale cresce a tassi ridotti per tutto il periodo di previsione. La spesa per interessi, sebbene in aumento, è ancora su livelli contenuti. Se le aspettative di un'inflazione elevata dovessero protrarsi anche nel medio-lungo periodo, ciò si ripercuoterebbe sui tassi a cui dovrà essere rinnovato il debito via via in scadenza".

Proprio sull'energia, Flaccadoro ha sottolineato come seppure il governo abbia messo in campo un intervento di dimensioni rilevanti, questo "è destinato ad esaurire i propri effetti in gran parte nel primo trimestre dell'anno" e "il quadro che emerge è impegnativo e richiede che al più presto si dispieghino gli effetti attesi dall'attuazione del Piano di ripresa e resilienza".

In merito alle pensioni, dalla Corte dei Conti hanno sottolineato come servano "regole stabili", che vadano al di là delle esigenze finanziarie del momento. "Le scelte degli ultimi anni potrebbero dare l'impressione che si stia rinunciando a costruire un sistema previdenziale imperniato su regole stabili, certe, di lunga durata; quasi come se si preferisse intervenire di volta in volta con provvedimenti ad hoc, tarati sulla base di specifiche circostanze e condizionati, spesso e inevitabilmente, dalla congiuntura macro-finanziaria", ha detto Flaccadoro.

Sulla pace fiscale, dalla Corte dei Conti hanno sottolineato come "in assenza di qualsiasi valutazione sulla effettiva situazione di disagio del debitore" si rischia di portare al "convincimento che il sottrarsi al pagamento dei tributi possa essere notevolmente vantaggioso".

Mentre sul Reddito di cittadinanza Flaccadoro ha affermato che la distinzione tra le misure di contrasto alla povertà e le politiche attive del lavoro sia "necessaria" e "fortemente condivisibile". A ancora: "La Corte sin dal decreto istitutivo ha, da un lato, sottolineato l'importanza dell'introduzione, anche in Italia, di uno strumento universale di lotta contro la povertà dall'altro, espresso perplessità in merito all'efficacia di un istituto che, volendo rispondere sia ad esigenze di contrasto dell'esclusione sociale che di stimolo dell'occupazione (politiche attive per il lavoro), recava in sé il rischio di affrontare, con un unico schema, problematiche molto diverse".

Che ha poi concluso con un commento sul deficit: "È positiva la scelta di mantenere entro margini limitati gli interventi previsti per il 2023 con ricorso a indebitamento, puntando, nel medio termine, alla riduzione del saldo di bilancio entro la soglia del 3% e a una più rapida discesa del debito rispetto a quanto prospettato nel Def".

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