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L’Ue vuole vietare gli stage non pagati, la proposta per mettere fine allo “sfruttamento dei giovani”

Si attende nelle prossime settimane una bozza di direttiva Ue per vietare i tirocini non retribuiti, chiesta con una risoluzione del Parlamento europeo a giugno 2023. Potrebbe partire una corsa contro il tempo per approvarla prima delle elezioni europee. L’obiettivo è che gli stage, curricolari o meno, prevedano sempre una paga.
A cura di Luca Pons
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La Commissione europea potrebbe presentare una proposta di direttiva Ue per bloccare gli stage non retribuiti. La bozza sarebbe la prima risposta a una risoluzione che il Parlamento europeo aveva votato a giugno dell'anno scorso, chiedendo proprio alla Commissione di intervenire. Nel testo, i parlamentari avevano definito i "tirocini non retribuiti come una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti". Ora da Bruxelles potrebbe arrivare una prima proposta, ma le elezioni europee di giugno si avvicinano e il tempo stringe.

Come ha riferito il Guardian, e come richiesto dai parlamentari a giugno 2023, la bozza in lavorazione sarebbe una direttiva, e non un regolamento. Significa che sarà obbligatorio rispettarla, ma ciascuno Stato avrà tempo per decidere in che modo applicarla con delle leggi proprie. Sempre che il testo arrivi al Parlamento europeo in tempo per completare l'approvazione prima che i cittadini europei tornino alle urne.

L'obiettivo sarebbe quello di stabilire degli standard minimi validi in tutta l'Ue, con una distinzione. Per gli stage extracurricolari (cioè quelli che non sono parte di un percorso di studi) si richiederebbe di versare i contributi per la pensione e pagare il salario minimo previsto in ciascun Paese. Si dovrebbe poi trovare il modo di applicare questa norma anche nei pochi Stati, come l'Italia, che un salario minimo non ce l'hanno. Per gli stage curricolari, invece, scatterebbe un rimborso per i trasporti, vitto, alloggio e altre spese.

Circa il 78% dei giovani europei hanno svolto almeno un tirocinio (in Italia il 72%), secondo un sondaggio dell'Eurobarometro effettuato a marzo dell'anno scorso. Per il 19% è stata la prima esperienza in assoluto nel mondo del lavoro. È chiaro quindi che si tratta di un meccanismo molto diffuso, che però in molti casi è riservato a chi può permetterselo. In Ue il 45% di chi ha fatto uno stage non ha ricevuto nessun pagamento, il 47% in Italia. Questo obbliga a trovare un secondo impiego, quando è possibile farlo.

Secondo lo European youth forum (Eyf), che ha pubblicato una ricerca sul tema circa un anno fa e ha continuato a fare pressione perché le istituzioni dell'Ue intervenissero, in media uno stage non pagato costa oltre mille euro al mese. Per la precisione, 1.028 euro al mese. Chiaramente si tratta di una media tra le zone dell'Ue con costi di vita ben diversi, ma resta il fatto che tra i partecipanti alla ricerca dell'Eyf  quasi il 70% ha detto di non potersi permettere di restare senza paga nei mesi successivi. Una situazione che svantaggia soprattutto chi ha una condizione economica o sociale più difficile in partenza.

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