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Le Regioni che rischiano di andare in zona gialla con il monitoraggio Iss di domani

Secondo gli ultimi dati Agenas nessuna Regione dovrebbe passare al giallo da lunedì 22 novembre. Si attende comunque il monitoraggio del ministero della Salute e dell’Iss del venerdì.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da lunedì 23 nessuna Regione dovrebbe passare in zona gialla. Lo ha confermato anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, spiegando che "dai dati al momento la situazione è sotto controllo, non ci dovrebbero esser cambiamenti" e tutto il Paese dovrebbe restare in zona bianca. Ci sono però alcune Regioni a rischio, come Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Provincia Autonoma di Bolzano, che rimangono sotto la lente del governo, e che potrebbero essere interessate da un cambio colore, a partire da lunedì 29 novembre. In zona gialla scattano alcune restrizioni più severe, come le mascherine obbligatorie anche all'aperto il limite di 4 persone al tavolo per bar e ristoranti, sia all'aperto sia al chiuso, a meno che non si è conviventi.

Per far scattare la fascia gialla deve esserci la compresenza di tre parametri, contemporaneamente: l'incidenza superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, l'occupazione delle terapie intensive superiore al 10% e l'occupazione dei reparti ordinari superiore al 15%. Vediamo quale è la situazione nelle diverse Regioni italiane, partendo dagli ultimi dati Agenas, aggiornati a questa sera.

Reparti ordinari e terapie intensive, Regione per Regione

  • Abruzzo: 6% terapia intensiva, 7% area medica
  • Basilicata: 2% terapia intensiva, 6% area medica
  • Calabria: 6% terapia intensiva, 13% area medica
  • Campania: 4% terapia intensiva, 8% area medica
  • Emilia Romagna: 5% terapia intensiva, 6% area medica
  • Friuli-Venezia Giulia: 13% terapia intensiva, 15% area medica
  • Lazio: 9% terapia intensiva, 9% area medica
  • Liguria: 6% terapia intensiva, 6% area medica
  • Lombardia: 4% terapia intensiva, 9% area medica
  • Marche: 9% terapia intensiva, 7% area medica
  • Molise: 3% terapia intensiva, 3% area medica
  • Provincia autonoma di Bolzano: 9% terapia intensiva, 14% area medica
  • Provincia autonoma di Trento: 6% terapia intensiva, 5% area medica
  • Piemonte: 5% terapia intensiva, 5% area medica
  • Puglia: 3% terapia intensiva, 6% area medica
  • Sardegna: 5% terapia intensiva, 3% area medica
  • Sicilia: 5% terapia intensiva, 10% area medica
  • Toscana: 7% terapia intensiva, 5% area medica
  • Umbria: 8% terapia intensiva, 6% area medica
  • Valle d'Aosta: 3% terapia intensiva, 10% area medica
  • Veneto: 6% terapia intensiva, 5% area medica

Come  si vede la situazione è sicuramente critica nella Provincia Autonoma di Bolzano, dove i valori limite delle terapie intensive e dell'area medica sono stati quasi raggiunti, rispettivamente al 9% e al 15%, e dove l'incidenza settimanale ogni 100mila abitanti è già altissima: si parla di 218,91 casi ogni 100mila abitanti, ma solo nei giorni che vanno dal 15 al 18 novembre, il dato settimanale è quindi parziale. La scorsa settimana l'incidenza raggiunta è stata di ben 389,75 casi ogni 100mila abitanti.

Il Friuli-Venezia Giulia ha già raggiunto la soglia massima di riempimento dei reparti ordinari, il 15%, mentre le rianimazioni sono al 13%. Incidenza altissima anche in questa Regione: 165,31 casi negli ultimi 4 giorni, mentre la scorsa settimana si sono toccati 272,75 casi ogni 100mila abitanti.

Anche il Veneto è da tenere sotto osservazione, con le rianimazioni in crescita, al 6%, anche se i reparti ordinari sono ancora sotto controllo al 5%. L'incidenza sarebbe già ampiamente da zona gialla: si registrano 103,05 casi solo nei primi 4 giorni della settimana, mentre domenica 14 se ne contavano 130,25 ogni 100mila abitanti.

Quanto resisteranno le terapie intensive italiane

C'è ancora un mese e mezzo di tempo, poi le rianimazioni potrebbero andare in difficoltà. Se non si prenderanno subito contromisure, come una stretta sul green pass o un'accelerazione sulle terze dosi, è questo lo scenario previsto dal presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) Alessandro Vergallo, che vede soprattutto nel Friuli Venezia-Giulia e nelle Provincia autonoma di Bolzano, le situazioni più a rischio.

"Attualmente – spiega Vergallo all'ANSA – c'è una situazione allarmante per l'occupazione delle terapie intensive in FVG, che è oltre la soglia del 10%, e la Provincia autonoma di Bolzano, ciò anche per i maggiori scambi con le zone di confine più colpite come la Slovenia e la concentrazione di proteste no vax. La situazione è inoltre preoccupante in Veneto".

In generale, avverte, "se non verrà applicata in modo stringente la norma sul green pass e non si incentiveranno le terze dosi, potremmo raggiungere una situazione drammatica nel giro di un mese e mezzo circa in tutto il Paese".

Fondamentale è dunque innanzitutto, secondo il presidente dei rianimatori, "ridurre la durata del green pass a 6 mesi, dato il calo di efficacia del vaccino dopo tale periodo. Questo appunto per prevenire una aumentata circolazione del virus". Insomma, non siamo ancora in una situazione di allerta generale nelle rianimazioni, ma "bisogna guardare i dati in prospettiva ed agire di conseguenza: ci sono circa 3 settimane tra il contagio e la possibilità che si renda necessario un ricovero in intensiva ed i numeri sono preoccupanti". Ma tutto, precisa, "dipenderà appunto dall'andamento delle terze dosi e delle vaccinazioni a chi non è ancora immunizzato, oltre al corretto uso delle misure". 

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