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Lavoro e articolo 18, il governo va avanti. La Cgil: “Basta con gli annunci”

Terminato l’incontro fra esecutivo e parti sociali. Il ministro Fornero: “Non intendiamo perdere il treno della riforma. Se ci sarà l’accordo bene, altrimenti si procederà comunque”. La risposta dei sindacati: “Su crescita ed equità solo slogan. Il problema non sono i licenziamenti, ma la creazione di posti di lavoro”
A cura di Enrico Nocera
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Bonanni, Camusso e Angeletti

Avanti con la riforma del lavoro, con o senza l’accordo delle parti sociali. Il ministro Elsa Fornero apre l’incontro di stamane tra governo e sindacati, cui il premier Monti non ha partecipato, con una chiara presa di posizione: “Non intendiamo perdere questo treno. La riforma sarà varata in ogni caso. Se lo facciamo insieme siamo contenti – si legge su un tweet postato poche ore fa dalla Cgil e riferito alle parole del ministro – altrimenti il governo cercherà comunque di farlo”. Altro punto che non si tocca, la riforma delle pensioni: “Non voglio essere arrogante, ma con questo provvedimento abbiamo determinato la riduzione dello spread”.

I tweet della Cgil sul tavolo fra governo e parti sociali

A giudicare l’operato del governo, prosegue il ministro, “saranno gli italiani che hanno subito esclusioni e non hanno avuto prospettive, appiattendosi su precarietà e basse aspirazioni”. Dichiarazioni che seguono di poche ore quelle del premier Mario Monti sulla “monotonia del posto fisso”, sui cui la Cgil non lesina ironie.

L'ironia della Cgil sulle parole di Monti

GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO – Ma la titolare del dicastero del Lavoro non sembra intenzionata a fare passi indietro: “dobbiamo chiudere in due o tre settimane. Il nostro è un disegno di grande respiro – si legge sempre su twitter con il significativo hashtag di #Opensalaverde – vogliamo rafforzare la posizione dei lavoratori, sia di quelli che già hanno un posto, sia di quelli che lo cercano”. Il ministro ha poi ribadito i quattro obiettivi che l’esecutivo si propone di raggiungere in tempi brevi: “distinguere tra flessibilità buona e flessibilità cattiva; una distribuzione più uniforme delle tutele, sia nei segmenti del lavoro che nel ciclo di vita della persona; formazione e apprendistato; potenziamento delle politiche attive e dei servizi del lavoro”. Il ministro ha poi passato la parola al collega dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che ha rilevato come l’Italia sia un Paese in recessione: “Dobbiamo pensare al futuro. Non dimentichiamo la realtà attuale e cosa significhi per le imprese e i lavoratori, ma non per questo non dobbiamo salire sul treno della riforma”. Le parole dell’ex numero uno di Banca Intesa chiudono il tavolo, con la Fornero che auspica un nuovo incontro a Palazzo Chigi fra 10 giorni.

I tweet sulle dichiarazioni di Passera

LE REAZIONI – “Condividiamo l’obiettivo di una maggiore occupazione e dell’aumento dei salari – afferma Emma Marcegaglia, leader di Confindustria – cosa che dev’essere raggiunta con un aumento della produttività”. In merito all’articolo 18, il numero uno di Viale dell’Astronomia auspica un allineamento ai parametri europei, dove “il reintegro avviene in caso di licenziamento discriminatorio o in quelli dove la legge stabilisce che è nullo. In tutti gli altri casi ci dev’essere un’indennità di licenziamento”. L’accenno all’Europa non piace, però, a Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, che risponde: “Smettiamo di citare l’Europa come salvezza per tutti i mali. In Italia il maggiore problema non sono i licenziamenti, ma la capacità di creare lavoro”. Tema condiviso da Luigi Angeletti, leader della Uil: “La nostra emergenza è l’occupazione. Nel 2012 avremo 250mila posti in pericolo, con un ulteriore allargamento fino al 2014. Per quanto riguarda l’articolo 18 – aggiunge il segretario – va conservata la sua essenza, che prevede l’onere della prova a carico dell’impresa che licenzia. Se un lavoratore va in mezzo a una strada spetta all’azienda dimostrare la giusta causa, non a chi ha perso il posto". Secondi Bonanni, segretario della Cisl, il superamento del precariato giovanile potrà avvenire solo a patto che vengano rispettate tre condizioni: “Rilancio dell’apprendistato, maggiore formazione e incentivazione alle assunzioni”.

CAMUSSO: “BASTA CON GLI SLOGAN” – A esprimere il proprio disappunto per il risultato dell’incontro odierno è il leader della Cgil, Susanna Camusso, che analizza i punti della discussione: “Sul precariato è necessario un intervento deciso del governo, soprattutto in materia di partite Iva e abuso dei contratti a tempo determinato da parte delle aziende”. Altro punto dolente, le tasse: “Non si può ragionare in termini di sola produttività – come accennato dalla Marcegaglia – bisogna considerare anche la pressione del fisco sui lavoratori, cosa che il governo sembra non voler affrontare”. Ulteriori tematiche da considerare più seriamente, secondo la Camusso, sono crescita ed equità: “Sulla prima il governo continua a fare solo annunci senza dare risposte; sulla seconda non siamo andati benissimo. Serve un intervento pubblico più marcato per indicare priorità e risorse e per rilanciare un’economia che da sola stenta a ripartire”.

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