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Autonomia differenziata delle Regioni

“L’Autonomia aggraverà le diseguaglianze nella sanità”: il rapporto Svimez

Svimez ha presentato il suo report sulla sanità, sottolineando come i divari Nord – Sud siano già molto gravi, ma non faranno che aumentare con l’Autonomia differenziata.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Autonomia differenziata aggraverà i divari e le diseguaglianze nella sanità. Lo afferma il rapporto Svimez, intitolato "Un Paese, due cure", sottolineando come nelle Regioni del Sud i servizi di prevenzione e cura siano più carenti. La spesa pubblica sanitaria è più bassa nel Mezzogiorno e chi ha bisogno di assistenza medica spesso è costretto a spostarsi per riceverla, anche lontano e soprattutto per le patologie più gravi. Insomma, il divario Nord – Sud c'è e con il progetto di Autonomia del governo secondo Svimez non farà che aumentare. L'Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno ribadisce come l'aumento della spesa sanitaria dovrebbe essere una priorità nazionale. E poi andrebbe corretto il meccanismo con cui vengono ripartite le risorse del Fondo Sanitario Nazione, in modo da tenere conto dei maggiori bisogni di cura nei territori a più elevato disagio socio-economico.

Il report, realizzato in collaborazione con Save The Children, sottolinea che i divari territoriali siano già evidenti a partire dalla nascita. Dopo la pandemia di coronavirus, in un contesto in cui il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) si è trovato indebolito, questi divari sono aumentati. La spesa sanitaria è sottofinanziata e non riesce a colmarli: se la Germania spende in media il 9,4% del Pil per la sanità e la Francia l'8,9%, l'Italia si ferma al 6,6%.

Per quanto riguarda il confronto regionale, a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro). Anche a livello di spesa pro capite le Regioni del Sud sono quelle che registrano il risultato peggiore: le cifre più basse si ravvisano in Campania (18 euro), Lazio (24 euro) e Calabria (27 euro). Il dato nazionale è di 41 euro.

Queste disparità emergono anche dal monitoraggio dei LEA, i Livelli essenziali di assistenza, da cui risulta che cinque Regioni del Mezzogiorno sono in adempienti. Questo tocca direttamente i cittadini. Nel report di Svimez si evidenzia come in Italia ci siano 1,6 milioni di famiglie in povertà sanitaria, di cui ben 700 mila si trovano al Sud: se al Nord-Est le famiglie in povertà sanitaria sono il 4%, nel Meridione questa situazione riguarda il doppio, cioè l'8%.

La speranza di vita, nel Mezzogiorno, è minori di un anno e mezzo: nel 2022, la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridionali era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest, 1,5 rispetto al Nord-Est. "I dati del report offrono la fotografia preoccupante di un divario di cura che si traduce in minori aspettative di vita e più alti tassi di mortalità per le patologie più gravi nelle regioni del Mezzogiorno", commenta il direttore generale di Svimez, Luca Bianchi.

Che poi aggiunge: "La scelta, spesso obbligata, di emigrare per curarsi oltre ai costi individuali finisce per amplificare i divari nella capacità di spesa dei diversi sistemi regionali. Rafforzare la dimensione universale del Sistema sanitario nazionale è la strada per rendere effettivo il diritto costituzionale alla salute. Una direzione opposta a quella che invece si propone con l'autonomia differenziata dalla quale deriverebbero ulteriori ampliamenti dei divari territoriali di salute e una conseguente crescita della mobilità di cura".

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