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Covid 19

L’ambasciatore Usa Eisenberg a Fanpage.it: “Coronavirus per me è un nuovo 11 settembre”

In un’intervista a Fanpage.it, l’ambasciatore Usa in Italia, Lewis Eisenberg, ammette che l’emergenza Coronavirus rappresenta per lui “un altro 11 settembre, personalmente, ma in modo molto diverso”. Non solo per la perdita di tanti amici, ma anche per il timore legato alle condizioni dei suoi familiari, che vivono in una delle zone più colpite al mondo dall’epidemia.
A cura di Stefano Rizzuti
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Per Lewis Michael Eisenberg, ambasciatore statunitense in Italia, l’emergenza Coronavirus rappresenta un “altro 11 settembre personale”. L’ambasciatore spiega cosa intende in un’intervista rilasciata al direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini: “Questo è un altro 11 settembre per me, personalmente, ma in modo molto diverso. La perdita di così tanti amici, di così tante vite, con amici che stanno soffrendo, ma anche la preoccupazione e la paura di avere 11 nipoti, le mie tre figlie e i loro mariti nell’area più duramente colpita in questo momento, mi fa tornare alla mente quei momenti e gli stessi ricordi. Ma sono certo di una cosa, sono certo di ciò che ci accomuna, del nostro carattere, che ci farà superare anche questo momento, prevenendo in futuro un’altra catastrofe come questa”.

Eisenberg assicura di avere “speranza e fede” e richiama il concerto di Bocelli a Milano: “Ho ascoltato Bocelli cantare Amazing Grace in modo splendido a Milano, la canzone che ho ascoltato tante volte ai funerali dopo l’11 settembre. Era così bella e ha concluso in modo incredibile questa solenne festività. Insieme ce la faremo”, è il messaggio dell’ambasciatore che ha voluto iniziare la sua intervista porgendo le sue condoglianze ai familiari di tutte le vittime, consapevole che sia “un momento molto difficile per l’Italia, per gli Stati Uniti, per tutto il mondo”.

Coronavirus, la situazione negli Usa

Gli Stati Uniti sono il Paese più colpito dall’epidemia, con il più alto numero di casi e di morti al mondo: “Siamo indietro di diverse settimane, forse un mese, rispetto all’Italia, e l’epidemia è stata violenta. Io ho i miei figli nell’area di New York e del New Jersey, la più colpita finora negli Stati Uniti con più della metà dei casi. Questo è motivo di preoccupazione per me, perché in quelle zone si è registrata la maggior perdita di vite umane, troppe per poterle conteggiare”.

Gli aiuti Usa all'Italia

Dagli Usa sono arrivati 100 milioni di dollari di aiuti all’Italia. Come spiega l’ambasciatore, questi fondi vengono utilizzati per far fronte a diversi problemi, ma anche per fornire un aiuto “alle Ong: la Ong Samaritan’s Purse è stata tra le prime ad arrivare qui, si è trasferita in Italia e sta facendo un lavoro eccezionale a Cremona”. Parte dei fondi, poi, andrà ad attrezzature e forniture, che servono in Italia come negli Stati Uniti in questa fase: “Anche noi eravamo a corto di forniture”, ammette Eisenberg. Gli Stati Uniti offriranno anche personale per l’assistenza: “Ci sono 30mila americani nelle basi militari che avranno un ruolo chiave, prendendosi cura dei civili e dei loro familiari. Ci sarà anche assistenza nella ricerca medica, con un supporto finanziario che diventerà ancora più significativo nelle prossime settimane”.

Il vaccino contro il Covid-19

La ricerca medica e lo studio dei vaccini è un altro degli aspetti che accomuna Italia e Stati Uniti, tanto che una partnership tra i due Paesi viene ritenuta “sicuramente” efficace dall’ambasciatore: “Sta già avvenendo, e penso al progetto che coinvolge anche un ricercatore italiano che sta lavorando all’università di Pittsburgh e credo che siamo molto vicini, tra i più vicini, allo sviluppo di un vaccino che sarà fondamentale per lasciarci alle spalle la pandemia”. Gli Stati Uniti stanno guardando all’esempio italiano, nella lotta al Covid-19, sotto molti punti di vista, “imparando dalle esperienze e dalle conoscenza di cui ora l’Italia dispone”, assicura l’ambasciatore.

L’emergenza sanitaria si sta avviando alla conclusione in questi giorni in Cina, primo Paese a uscire dall’epidemia. Questo, però, non vuol dire che la parternship tra Italia e Usa possa essere indebolita da una diversa collaborazione tra Roma e Pechino: “Credo che in un momento del genere, se c’è qualcuno che ci fornisce un aiuto sincero, senza secondi fini, dovremmo accettare ogni aiuto possibile. Non penso che ci possa essere nulla che cambia i rapporti tra i nostri Paesi: condividiamo il principio della democrazia e della libertà individuale che è ormai parte integrante delle nostre vite. Non credo ci possa essere alcuna ragione che potrà cambiare quei valori di libertà individuale. Ma questo non vuol dire che non possiamo collaborare con il resto del mondo”.

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