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Imu e Tasi unificata: come il governo vuole mettere insieme le due imposte sulla casa

Il governo sta pensando di unificare due imposte che vengono versate sui fabbricati posseduti: l’Imu e la Tasi. L’ipotesi di una imposta unica potrebbe anche essere affiancata da una riduzione della cifra da versare. Ma in vista della legge di Bilancio i nodi da sciogliere restano molti e non riguardano solo questa misura.
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A cura di Stefano Rizzuti
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Unificare Imu e Tasi: l’obiettivo del governo è stato svelato dal viceministro all’Economia, in quota Pd, Antonio Misiani. L’idea è quella di far rientrare questa unificazione all’interno del pacchetto fiscale che accompagnerà la prossima legge di Bilancio, affiancandola all’ormai quasi certo taglio del cuneo. L’Imu, ricordiamo, è l’imposta municipale propria; la Tasi è il tributo per i servizi indivisibili. Entrambe vengono attualmente pagate per il possesso di fabbricati. Per arrivare a questo obiettivo, comunque, servono risorse. E Misiani ha fatto capire che potrebbe puntare a recuperarle anche evitando l’estensione del forfait al 15% per le partite Iva fino a 100mila euro.

La nuova Imu era stata già proposta dallo scorso governo su proposta della Lega. Quel progetto resta in piedi, come conferma il viceministro dell’Economia. Tanto che già ieri, secondo quanto ricostruisce Il Sole 24 Ore, durante l’incontro tra il governo e i sindacati, si è iniziato a discutere del dossier fiscale. Il punto iniziale è trovare le coperture: l’ipotesi è che si possano ricavare tra i 5 e i 6 miliardi dalla spending review e dal riordino delle tax expanditures. Ma i tempi per trovare le risorse iniziano a stringersi, la nota di aggiornamento al Def va presentata entro il 27 settembre. E in questi giorni bisogna definire i dettagli, partendo da due novità: la prima è positiva e riguarda la riduzione dello spread, con un risparmio che può arrivare fino a 4 miliardi rispetto ai calcoli fatti ad aprile. La seconda è negativa e riguarda il taglio delle stime di crescita che potrebbe non superare lo 0,3%.

L'incidenza delle misure sul Pil nella manovra

In vista della prossima manovra va considerato quanto alcune misure peseranno sul Pil. C’è da evitare l’aumento dell’Iva, che necessita di 23 miliardi, l’1,25% del Pil. Sempre in rapporto al Pil, serve circa lo 0,4% per il cuneo fiscale e per altre misure collegate. Poi per evitare di andare in deficit con la manovra, tra tagli di spesa, tax expanditures ed entrate dalla lotta all’evasione fiscale si potrebbero ricavare tra i 5 e i 6 decimali del Pil. Poi il Mef avrà un altro, ingrato, compito: fermare le richieste di maggiori risorse che vengono da più ministeri. Basti pensare che dall’Istruzione già vengono chiesti tre miliardi, dalla Sanità 800 milioni per abolire il super ticket. Richieste che ad oggi sembrano difficili da accontentare.

Le altre possibili modifiche ad Imu e Tasi

Un’altra ipotesi sulle possibili modifiche a Imu e Tasi viene riportata dal Messaggero. Non solo la tassa unica, ma anche una contestuale riduzione del prelievo attraverso un sistema di deduzioni. Ancora, un’altra idea è quella di limitare la flessibilità dei comuni sulle aliquote. Ad oggi l’Imu ha una aliquota base del 7,6 per mille. Ma i comuni possono alzarla fino al 10,6 per mille. La Tasi, invece, può arrivare al 2,5 per mille. Ma sommando le due imposte i comuni non possono superare il totale del 10,6 per mille. Quindi l’idea di semplificare questo sistema assai complesso sembra essere sul tavolo. Magari affiancato da una riduzione del totale da versare.

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