Il poliziotto “infiltrato” in Potere al popolo era in servizio all’antiterrorismo: i documenti esclusivi

Non ci sono state ancora repliche ufficiali alla denuncia di Potere al popolo, raccolta da Fanpage.it, che ha riguardato il tentativo di infiltrare il partito per 7 mesi con un agente di polizia. Ma dai documenti di cui siamo venuti in possesso, emergerebbe che l'agente in questione appartiene all'antiterrorismo, ovvero la polizia politica. Fonti qualificate hanno fatto circolare una versione secondo la quale il poliziotto avrebbe partecipato assiduamente alle iniziative di Potere al popolo, ma senza avere un mandato di operare come spia all'interno della compagine politica, precisando che nessuna autorizzazione da parte dell'autorità giudiziaria era stata emessa in tal senso.
Inoltre si aggiungeva che il presunto infiltrato avrebbe conservato sul suo profilo social le foto in divisa, cosa smentita dalle prove raccolte da Fanpage.it. Grazie ai nuovi documenti è stato possibile infatti ricostruire la carriera, seppur brevissima, essendo un agente di polizia di appena 21 anni, del presunto infiltrato nelle fila di Potere al popolo, e quello che emerge è un contesto lavorativo dell'agente pienamente inserito nelle attività di prevenzione legate all'antiterrorismo.
Prima alla Questura di Milano, poi all'antiterrorismo
Il poliziotto presunto infiltrato, secondo i documenti ufficiali di cui siamo entrati in possesso, dopo aver frequentato il corso di polizia, nello specifico il 223° corso di formazione per agenti della polizia di stato, nel dicembre del 2023 è stato assegnato alla Questura di Milano. Il giovane agente, classe 2004, era stato assegnato alle sezioni operative interne, presso la Questura dove per molti anni aveva lavorato suo padre, anche lui poliziotto, che sulla fine della carriera, trasferitosi in Puglia, la regione di origine della famiglia, ha anche ricevuto un encomio. Dalla Questura di Milano è stato poi trasferito alla Direzione centrale polizia di prevenzione, sezione operazioni interne.
L'agente appartiene quindi all"antiterrorismo, la cosiddetta "polizia politica" come viene definita dallo stesso Ministero dell'Interno sul proprio sito istituzionale. Come hanno ricostruito gli attivisti di Potere al popolo, l'agente, che ora sappiamo essere incardinato presso l'antiterrorismo della polizia di Stato, si sarebbe infiltrato nel partito a Napoli a partire dall'ottobre del 2024. La domanda che ci poniamo è se sia credibile che un agente incardinato presso la direzione centrale dell'antiterrorismo possa aver seguito per 7 mesi tutte le attività di Potere al popolo, partecipando assiduamente ad ogni iniziativa, intervenendo al megafono durante le manifestazioni, come vi abbiamo mostrato, senza avere un mandato preciso da parte dei suoi superiori.
Inoltre, avrebbe contraddistinto la sua condotta a Napoli tra le fila del partito, facendo segnare una sua costante assenza durante i fine settimana. "Diceva che tornava a casa dai suoi" ha spiegato Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo, ma proprio questa circostanza ha fatto insospettire gli attivisti del partito. La sua presenza a Napoli era 5 giorni su 7, come una normale attività lavorativa. Ci chiediamo in quali ore ed in quali giorni il poliziotto avrebbe svolto la sua attività lavorativa.
Le fonti di polizia, riportate dalle agenzie di stampa, che hanno escluso che esista una autorizzazione dell'autorità giudiziaria relativa ad una attività di spionaggio verso Potere al popolo, dovrebbero chiarire come sia possibile che un agente della Direzione centrale dell'antiterrorismo possa aver impiegato, per 7 mesi, una attività così assidua di frequentazione del partito, senza aver ricevuto un ordine preciso. L'agente risulterebbe iscritto al primo anno di Università presso la Federico II di Napoli, ma questo non giustificherebbe la sua costante presenza a Napoli, che non potrebbe essere giustificata da permessi studio, praticamente quotidiani, per un periodo così lungo.

La presunta infiltrazione iniziata due mesi prima del trasferimento
Ricostruendo le date dei trasferimenti del giovane agente e l'attività all'interno di Potere al popolo, troviamo una successione che balza agli occhi. La sua assegnazione alla Questura di Milano come agente in prova avviene a dicembre del 2023, l'inizio della sua attività all'interno di Potere al popolo viene ricondotta all'ottobre del 2024, mentre il suo trasferimento alla Direzione centrale dell'antiterrorismo è datata 11 dicembre 2024. Quindi il poliziotto, assegnato alla Questura di Milano, avrebbe iniziato la sua attività all'interno di Potere al popolo e poi dopo sarebbe stato trasferito all'antiterrorismo.
Tra le tesi fatte circolare nelle stanze delle commissioni parlamentari in questi giorni, ci sarebbe la giustificazione della "fuga d'amore". Ovvero l'agente si sarebbe innamorato di una ragazza che frequentava Potere al Popolo e per questo avrebbe iniziato a frequentare il partito. Una tesi, che alla luce della ricostruzione della carriera del giovane agente, non starebbe in piedi. Innanzitutto perché l'agente ha sempre dichiarato agli attivisti napoletani di Pap di essere fidanzato con una ragazza pugliese, di cui esistono i profili social verificabili. La seconda è perché nei 7 mesi in cui è stato attivo nelle fila del partito, non ha mostrato interesse per nessuna attivista del partito in nessuna forma.

Il governo dovrà rispondere in aula
Il governo sarà chiamato a rispondere nell'aula del parlamento di questa vicenda. Sono state infatti annunciate diverse interrogazioni parlamentari sul caso del poliziotto presunto infiltrato nelle file di Potere al popolo. C'è quella presentata da Avs al Senato firmata da Peppe De Cristofaro, Ilaria Cucchi e Tino Magni, e quella presentata alla Camera dei Deputati dal Partito Democratico, firmata da Marco Sarracino, Chiara Gribaudo e Mauro Berruto. L'ultima in ordine cronologico, è quella annunciata dal Movimento 5 Stelle, sempre alla Camera, e firmata dalla deputata Gilda Sportiello. Sarà il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a dover rispondere in aula alle tre interrogazioni parlamentari annunciate dalle opposizioni.
Ci sarà da chiarire però, alla luce del fatto che l'agente è in servizio presso la Direzione centrale della polizia di prevenzione, se, come hanno sostenuto le fonti qualificate di polizia, davvero non esista una autorizzazione dell'autorità giudiziaria ad una attività di questo tipo. E se non esiste l'autorizzazione di una Procura italiana, ci chiediamo come sia possibile che un agente di polizia possa svolgere questo tipo di condotta senza aver ricevuto un ordine preciso, che in quel caso, sarebbe però stato dato in assenza di autorizzazione da parte dei magistrati. Insomma la vicenda resta assolutamente oscura.