Governo ammette di aver spiato Potere al Popolo: “Rischio violenze in piazza, attività legittima”

Dopo l'inchiesta di Fanpage.it sui 5 poliziotti infiltrati dentro Potere al Popolo e dentro l'associazione giovanile Cambiare Rotta, alla Camera il M5s ha presentato un'interpellanza urgente per capire i contorni di questa vicenda inquietante di spionaggio, provato dai documenti pubblicati dal nostro giornalista Antonio Musella.
L'attività di spionaggio è durata almeno 8 mesi, e si tratta di un'operazione organizzata e architettata dalla Direzione Centrale della polizia di prevenzione, l'antiterrorismo, in almeno quattro città – Napoli, Milano, Bologna e Roma– ai danni di un partito politico che si candida regolarmente alle elezioni politiche. Si tratta di poliziotti che si sono finti studenti universitari fuorisede che avevano a cuore il problema del carovita e vicini alla causa di Gaza. Sul caso, esploso più di un mese fa, e dopo ben tre interrogazioni parlamentari senza risposte, il ministro dell'Interno Piantedosi domenica scorsa si è detto disponibile a riferire in Aula. La vicenda di Potere al Popolo si sovrappone tra l'altro, anche temporalmente, a un'altra vicenda, ancora senza risposte, e cioè quella dello spyware Graphite di Paragon Solutions, la cui traccia è stata trovata nei telefoni del direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, del capo della Cronaca di Napoli Ciro Pellegrino, e del fondatore di Dagospia, Roberto D'Agostino, come riferiscono Meta e Apple, che hanno avvisato i bersagli di queste attività di controllo.
In un primo momento, dopo l'uscita della notizia sull'infiltrazione di un agente, fonti di polizia avevano smentito l'attività di spionaggio. Il silenzio del governo è stato rotto solo questa mattina, dal sottosegretario all'Interno Emanuele Prisco. La deputata Sportiello nella sua interpellanza ricostruisce l'inchiesta di Fanpage.it, e chiede al governo "se sia a conoscenza dei fatti illustrati" e "se possa confermare che sia stato messo in atto un tentativo di infiltrazione di un’organizzazione politica". Una domanda diretta e puntuale.
"Le tensioni internazionali connessi ai conflitti in atto hanno incrementato le manifestazioni di protesta", ha detto il sottosegretario, "con il coinvolgimento di collettivi studenteschi universitari con evidenti riflessi sul piano dell'ordine pubblico, con aumento del rischio di possibili derive violente". Prisco ha rivendicato il ruolo delle forze dell'ordine nella gestione dell'ordine pubblico: "Nel 2024 ci sono state 12mila manifestazioni, e solo nel 2% dei casi ci sono stati episodi di turbativa dell'ordine pubblico, ma ci sono stati 273 feriti tra gli agenti, con un incremento del 127% rispetto all'anno precedente"
"Nei primi sei mesi di quest'anno ci sono state oltre 6mila manifestazioni, delle quali 150 con riflessi sull'ordine pubblico, ma ci sono stati purtroppo 84 feriti tra le forze dei polizia. In questo contesto sono maturati livelli crescenti di conflittualità negli ambienti universitari. In considerazione di queste dinamiche, la Direzione Centrale della Polizia di prevenzione ha ritenuto necessario rafforzare gli strumenti informativi per prevenire turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica e la conseguente commissione di condotte criminose. Si tratta di attività ordinarie, che sono sempre state svolte anche in passato dalle forze di polizia". Prisco ha citato la legge 121 del 1981 per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, che valorizza le attività informativa per la prevenzione dei reati.
"Si sottolinea che l'attività in questione è stata svolta da agenti iscritti regolarmente nelle università, dove frequentano lezioni e sostengono esami, con le loro vere generalità, non hanno mai operato sotto copertura", ha sottolineato.
"Gli operatori non hanno mai svolto attività di infiltrazione in alcun partito o movimento politico, hanno solo partecipato alle manifestazioni pubbliche organizzate da aggregazioni studentesche con connotazioni estremistiche, che avevano manifestato una crescente aggressività. Qualsiasi agente fuori dal servizio ha l'obbligo di informare l'autorità competente sulle notizie di reato acquisite. Nessuna operazione sotto copertura, dunque, ma solo l'adempimento dei propri compiti istituzionali, nel rispetto della legge".
Sportiello nella sua interpellanza evidenzia che "Potere del popolo è un partito politico e sarebbe allarmante scoprire l'esistenza di infiltrazioni all'interno di un’organizzazione politica, in un momento storico, peraltro, dove le azioni di governo, in particolare con l'approvazione del cosiddetto decreto sicurezza, stanno segnano una svolta autoritaria e repressiva dello Stato che mira a limitare e a colpire forme di contestazione e di dissenso".
Il testo dell'interpellanza di Sportiello al governo sui poliziotti infiltrai dentro Potere al Popolo
Il testo dell'interpellanza mette in fila i fatti denunciato dall'inchiesta di Antonio Musella. Ecco un passaggio:
il 26 giugno Fanpage.it ha pubblicato una nuova inchiesta che ricostruisce “l'intera operazione messa in campo dalla Direzione Centrale della polizia di prevenzione, l'antiterrorismo, ai danni di un partito politico che si candida regolarmente alle elezioni politiche, e viene confermata un'attività di spionaggio e infiltrazione durata almeno 8 mesi”; dalla seconda inchiesta di Fanpage emerge che le infiltrazioni non erano un caso isolato ma erano ben cinque e sono avvenute appunto in diverse città, Milano, Bologna e Roma, oltre che Napoli e gli agenti hanno iniziato la loro infiltrazione in Potere al popolo, spesso attraverso l'organizzazione giovanile "Cambiare rotta", contemporaneamente, tra ottobre e novembre del 2024, e solo a dicembre del 2024 hanno ricevuto il trasferimento ufficiale all'antiterrorismo; si tratterebbe di cinque ragazzi poco più che maggiorenni, agenti della «antiterrorismo» e farebbero parte di una vera e propria operazione di infiltrazione per sorvegliare dall’interno un partito: i cinque giovani agenti farebbero tutti parte del 223esimo corso allievi della Polizia dello Stato; Fanpage.it sottolinea anche come vi sia una certa contemporaneità con la vicenda relativa allo spionaggio sui telefoni del direttore Cancellato e del capo della cronaca di Napoli, Ciro Pellegrino coinvolti nel caso Paragon.