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Il piano di Vannacci per scalare la Lega: “Prendo un milione di preferenze e batto anche i candidati del Nord”

Al termine di un comizio elettorale a Roma, Roberto Vannacci si ferma a pranzo nella sala dove si è tenuto l’evento. I cronisti sono lì a pochi passi e – forse non visti – riescono ad ascoltare i discorsi che il generale fa con gli altri commensali a tavola sulle strategie le previsioni per il voto europeo, ormai prossimo. Un ragionamento, quello del candidato leghista, tutto incentrato sul suo consenso personale, con un obiettivo molto ambizioso. Che passa anche per l’espugnazione delle roccaforti del Nord, le aree dove comandano governatori ed esponenti della Lega, da sempre ostili al generale.
A cura di Marco Billeci
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La scena risale a un paio di giorni fa, il 4 giugno 2024, poco prima delle 15.  Roberto Vannacci ha appena finito di parlare a un'iniziativa elettorale della Lega, organizzata in una sala riservata di un noto bar del quartiere Prati, a Roma. Mentre le oltre 15o persone venute ad ascoltarlo sciamano fuori dal locale, il generale (attualmente sospeso dall'esercito) si ferma a uno dei tavoli apparecchiati in sala, per azzannare qualche tramezzino, in una veloce pausa pranzo, nel mezzo della sua frenetica campagna per il parlamento europeo. Ad attorniarlo ci sono gli organizzatori dell'evento e qualche politico locale del Carroccio. Alcuni giornalisti – tra cui quello di Fanpage – sono lì a pochi passi, in un'area immediatamente attigua, ad aspettare che Vannacci finisca di mangiare, per intervistarlo. I cronisti sono perfettamente identificabili e così vicini che possono facilmente ascoltare il dialogo, che si svolge al tavolo. Ma il generale non se ne accorge o se lo fa, sembra non curarsene.

Come logico a pochi giorni dall'apertura delle urne, la conversazione vira presto su attese e pronostici per i risultati elettorali. E gira attorno a un punto preciso: la possibilità che Vannacci ottenga un milione di preferenze, sommando tutte e cinque le circoscrizioni in cui è candidato. Sarebbe un numero notevole, considerando che nel 2019 Matteo Salvini raccolse 2,2 milioni di preferenze, ma con un partito che toccò il 34,4 percento dei voti, suo massimo storico. Quest'anno, per stessa ammissione dei maggiorenti leghisti, probabilmente il Carroccio resterà ben sotto il 10 percento. In questo contesto, insomma, tagliare il traguardo di un milione di consensi personali sarebbe quasi un'impresa. Vannacci però sembra crederci. "È  sicuramente ambizioso, ma non è impossibile", dice.

Qualcuno a tavola si mette a fare i conti: "250mila preferenze al Centro è una media di cinque voti a sezione, su un partito che a sezione ne prende di base dieci". Per essere in linea con l'obiettivo, insomma, ameno la metà di tutti gli elettori della Lega dovrebbe scrivere il nome di Vannacci. Il generale però crede di poter pescare anche nel bacino dell'astensione per moltiplicare i suoi consensi, puntando anche a chi a destra è rimasto deluso da Giorgia Meloni. "Io incontro una marea di gente di Fratelli d'Italia, di altri partiti, che non sarebbe andata a votare", spiega Vannacci. E per avvalorare la sua tesi cita l'intervista andata in onda qualche giorno prima all'interno di un servizio tv, a una persona presente al comizio della Lega del 1 giugno a Milano. "Io votavo comunista. E adesso chi vota? Vannacci. Se succede così suicidano questi", racconta gongolando il frontman leghista per le europee.

Il partito Vannacci vale il 4 percento

Certo, mette le mani avanti il generale, "poi bisogna vedere se il consenso si trasformerà in voto e in espressione della preferenza". Intanto, però ,afferma di aver ricevuto molti messaggi da soggetti e associazioni che non conosce e che gli scrivono: "Abbiamo dato la disposizione di votare Vannacci". Sia chiaro, in cambio il capolista della Lega nella corsa europea non promette niente: "Dico, grazie, non ho il piacere, Quando poi sarà, ci incontreremo…". Insomma, per il generale questi sono tutti segnali di "un fermento veramente atipico, soprattutto nell'ultimo periodo".

Uno degli altri interlocutori trova un paragone efficace, per far capire quanto è alta la montagna da scalare: "Alle politiche, un milione di voti è un partito del due percento". E qua il militare risponde prontissimo, come se questo calcolo lo avesse già fatto, accarezzando l'idea di dar vita a un "partito Vannacci", quando ci saranno le prossime elezioni nazionali. "No, no – replica il generale – un milione di voti sono molto di più del due. Se votano 25 milioni di persone,  un milione è il cinque percento (in realtà il risultato corretto è il quattro percento, ndr)". Poi dagli scenari futuristici, Vannacci torna a fare i conti con quelli più imminenti del voto di domenica. "La Lega sono due milioni di voti – stima il candidato -. Il 30 o il 40 percento vota per me?". Gli rispondono gli altri: "No, di più".

L'assalto alle roccaforti del Nord

E qui si arriva al cuore politico della questione interna al Carroccio. Perché non pochi nella Lega temono che il ruolo da star ritagliato da Salvini per Vannacci nella corsa alle europee, avrà come conseguenza soprattuto quella di gonfiare il consenso di quest'ultimo, a discapito dei candidati con le radici nei territori e nel partito. Non a caso, i governatori del Nord – che fanno poco o nulla per mascherare le loro perplessità sul ruolo di Vannacci – hanno detto che daranno la loro preferenza a candidati con esperienza di militanza e di amministrazione locale. E lo stesso hanno fatto esponenti storici della Lega nordista come il ministro dell'Economia Giorgetti, il vicepresidente del Senato Centinaio, oltre ai capogruppo a a Montecitorio e palazzo Madama Molinari e Romeo.

Eppure il piano dell'ex incursore sembra prevedere "l'invasione" anche del territorio a lui teoricamente più ostile. "Ci sono sondaggi che dicono che lei potrebbe arrivare primo anche nel Nord Est", suggerisce qualcuno nel corso della conversazione a tavola. E Vannacci prende la palla al balzo per rilanciare: "Anche al Nord Ovest, perché il candidato classico è legato al territorio. Quindi se uno è forte in Lombardia, prende tanti voti in Lombardia". Però, prosegue il ragionamento il generale parlando di se in terza persona: "Vannacci prende voti in Lombardia, in Piemonte, in Valle d'Aosta, in Friuli… Quindi bisogna vedere se il candidato lombardo o piemontese con la sua specifica territorialità riesce a superare invece un altro candidato che prende voti ovunque".

Qua finiscono i ragionamenti dei commensali sulle elezioni Ue, poi la conversazione passa ad altri argomenti. Sui taccuini dei giornalisti rimane delineata una precisa strategia che – se avrà successo – è destinata a cambiare profondamente il volto e le dinamiche interne della Lega. E il pensiero dei cronisti è quasi automatico: chissà come la prenderanno il presidente del Veneto Zaia, quello del Friuli Fedriga etc quando leggeranno le parole del generale?

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